In questi mesi la Cgil ha raccolto circa 1 milione e 200 mila per presentare al Parlamento una legge di iniziativa popolare che avesse al centro il lavoro. Se ne è parlato oggi in un incontro pubblico al teatro Carlo Felice alla presenza di Susanna Camusso.
La Carta dei Diritti Universali del Lavoro è composta da principi di rango costituzionale, affinchè, come fu per lo Statuto dei Lavoratori, la Costituzione rientri nei posti di lavoro. L’idea è di rovesciare l’assunto che sia l’impresa, il soggetto forte, a determinare le condizioni di chi lavora, ossia il soggetto debole. La legge al vaglio del Parlamento tutela il lavoro sotto ogni forma, tenendo conto della velocità e dei cambiamenti che l’organizzazione impone. “La proposta contiene tre parti fondamentali. Una prima che ha l’obiettivo di definire i principi generali ed universali: il diritto ad avere un lavoro dignitoso, con un compenso equo e proporzionato, svolto in condizioni ambientali salubri e di sicurezza, che garantisca pari opportunità tra uomo e donna e nel quale non si sia discriminati in base a genere, razza, religione, ecc. Una seconda parte rilancia il ruolo della contrattazione e affronta due questioni rimaste in parte inapplicate dopo l’entrata in vigore della Costituzione: gli art. 39 e 46 che prevedono la registrazione delle Organizzazioni sindacali, la definizione della rappresentanza, l’efficacia per tutti degli accordi e la partecipazione dei lavoratori alle scelte dell’impresa. Infine la terza parte che fissa un insieme di tutele che si applicano a tutti i lavoratori subordinati, atipici, autonomi, pubblici, privati invertendo la tendenza contrattuale degli ultimi 20 anni a stipulare prevalentemente contratti precari. Infine dovrà essere ripristinata la tutela reintegratoria (per i contratti subordinati a tempo indeterminato) nel casi di licenziamento illegittimo e fissate tutele per i lavoratori degli appalti, subappalti e coinvolti nei trasferimenti d’azienda”, si legge in una nota della Cgil.
“La Carta è innovativa e moderna e parte da un assunto: la democrazia ed il livello di civiltà di un paese si misurano anche e soprattutto da quanta democrazia e civiltà c’è nei posti di lavoro”, termina la nota.
(www.genova24.it, 18.05.2017)