“Le stesse regole rigide imposte all’economia devono essere imposte anche per costruire un’Europa sociale: siamo stufi di assistere solo a governance economica, serve una governance sociale”. Il Segretario generale della Ces, Luca Visentini, introduce così la Conferenza di metà mandato della Confederazione Europea dei Sindacati, in corso fino a domani presso il Teatro Quirino di Roma.
Un evento che ha luogo in concomitanza con la ricorrenza dei 60 anni dei Trattati di Roma e che offre l’opportunità ai sindacati di fare il punto sull’attuale condizione del progetto di integrazione europea. “Questo è l’anno – ha rilevato il segretario generale della Ces – in cui una svolta radicale è necessaria per evitare il rischio dell’implosione: la dichiarazione del 25 marzo scorso è promettente ma non pensiamo che tale svolta possa effettivamente avvenire senza una forte spinta dal mondo del lavoro”.
Visentini ha ricordato le parole d’ordine lanciate dalla Ces per rimettere in moto il processo di integrazione europeo su basi eque e sostenibili. Sono allora necessari più investimenti pubblici e privati per creare occupazione di qualità e una governance che garantisca una transizione giusta verso il nuovo modello economico. La chiave per risolvere i problemi dell’Unione Europea si trova, d’altra parte, proprio in Europa, secondo il presidente della Ces, Rudy De Leeuw: “L’Europa è fragile perché manca un progetto sociale – ha rilevato il sindacalista – ma l’Europa deve essere parte della soluzione perché lo sviluppo sociale è la miglior risposta ai populismi e ai nazionalismi; l’Europa o è sociale o non è”.
Una visione sottoscritta dal segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, che rileva la necessità di una maggiore trasparenza e partecipazione nei processi decisionali dell’Unione. Solo in questo modo si potranno riavvicinare i cittadini europei a un progetto che al momento è percepito come sempre più distante. La creazione di nuova occupazione di qualità è allora cruciale perché il lavoro non solo produce ricchezza ma anche dignità, a differenza di un approccio assistenzialista che vede in sussidi e redditi di cittadinanza soluzioni possibili, ma poco probabili, alla crisi: “E’ necessario – ha concluso Petriccioli – creare lavoro e implementare un salario che viene da un buon lavoro e non da un lavoro precario e per far questo dobbiamo rilanciare quel modello sociale europeo oggi in crisi; invito la Ces a riprendere uno degli aspetti presenti nella tradizione del sindacalismo europeo che riguarda la partecipazione organizzativa e finanziaria dei lavoratori nelle imprese”.