Rappresentanti di piccoli azionisti e dipendenti nel Cda di Tim sarebbero da stimolo e in linea con quanto avviene nelle altre grandi aziende europee del settore. Asati rinnova la sua richiesta a tutti gli azionisti di Tim.
“Asati – si legge in una nota – chiede da molti anni di avere nel Cda di Tim un rappresentante dei piccoli azionisti per dare contributi alla crescita della Società e rinnova la richiesta a tutti gli azionisti Tim, in particolare a Vivendi (cha ha circa il 24% delle azioni) e a Cdp (che ha circa il 10% delle azioni). I piccoli azionisti esterni all’azienda e i dipendenti azionisti potrebbero contare su circa 220 milioni di azioni. La proposta di Asati è in linea con quanto avviene da anni nelle più grandi imprese europee del settore, Vivendi è tra queste”.
L’associazione dà alcuni dati per descrivere la dimensione del fenomeno: : nel 2018, in Europa, gli azionisti-dipendenti sono presenti nel 94% delle grandi imprese, detengono azioni per oltre 400 miliardi di euro e rappresentano, in media, il 3,2% del capitale sociale.
“In altri ordinamenti, con particolare riferimento a Germania e Francia, rimanendo nel contesto europeo, è stato riconosciuto e valorizzato il principio della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, attraverso una rappresentanza negli organi sociali, soprattutto di controllo – spiega Asati – Anche a livello comunitario, come è noto -è stato espresso un chiaro orientamento a favore del modello della cogestione e, sebbene non sia stata approvata la direttiva che prevedeva l’armonizzazione del sistema di governance strutturato in tal senso, per la figura della società europea e della società cooperativa europea la normativa è stata adottata, sebbene con diverse flessibilità applicative”.
“Un ultimo commento sulla posizione della Commissione e del Parlamento Europeo, che individuano nel coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, tra cui i dipendenti e gli azionisti non di controllo, anche non istituzionali, uno dei fattori fondamentali per lo sviluppo di lungo termine delle imprese – conclude Asati – In questo contesto, la presenza di azionisti-risparmiatori e di azionisti-dipendenti si pone come fattore di stimolo, ma anche come istanza che sollecita risposte, tanto dalle imprese, quanto dal sistema nel suo insieme”.