Tra gli ostacoli che sbarrano la strada a una comprensione del nostro presente vi è quella visione semplificata, quando non caricaturale, del Novecento, che vediamo condivisa da retoriche diverse – anche schierate su fronti politici opposti: una visione che, in estrema sintesi, lo definisce come il secolo della grande fabbrica, della quale la società, la politica, il sindacato avrebbero riprodotto, specie nel trentennio del compromesso “keynesiano” (“età dell’oro” nello schema del Secolo breve di Hobsbawm), sia la capacità di generare prosperità che la fondamentale rigidità delle strutture.
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Sindacalismi, a confronto tre paesi europei.
Da che mondo è mondo a chiunque si occupi di economia, è giustamente richiesta una preparazione accademica specifica o comunque acquisita per molti anni sul campo. In questo contesto il ruolo delle parti sociali nella gestione delle risorse di un Paese non è affatto marginale.