«Trovo buffi gli eroici soldatini che combattono le battaglie dell’antifascismo, contro un regime finito nella prima metà del secolo scorso e di cui da allora nessuno si è più seriamente proposto la restaurazione». Parole di un’attualità straordinaria pronunciate più di 15 anni fa da Giano Accame, che coglievano la strumentalità palese di chi, agitando fantasmi del passato, cercava di etichettare ogni avversario politico per estrometterlo dal dibattito pubblico, tentando di squalificarlo moralmente e impedendo allo stesso tempo un maturo rapporto con la storia. Lo stesso schema che si ripete oggi e che ha funestato l’agone politico per decenni, per via dell’egemonia culturale degli ambienti progressisti. Continua la lettura