Anche per Confindustria l’importante è partecipare.

E’ di poche ore fa una svolta storica di Confindustria sui contratti di lavoro di cui solo gli osservatori più attenti si sono accorti. Nel suo discorso all’assemblea annuale privata degli industriali, il presidente Giorgio Squinzi ha proposto di rivedere profondamento il modello dei contratti di lavoro legando strettamente retribuzioni e produttività.

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Prima chiudiamo i contratti poi discutiamo di partecipazione.

Camusso replica a Squinzi: i salari vanno aumentati non diminuiti.

(…) In questa stagione il tema nuovo è quello della partecipazione dei lavoratori e della democrazia economica. Confindustria è pronta ?

(…) E la produttività ? Bisogna farla crescere. bisogna rendere il sistema più competitivo. Come ? Con nuovi modelli organizzativi, con l’innovazione, con la partecipazione e con la contrattazione.

(…) Si parla sempre di modello tedesco: imitiamolo, imitiamo la Volkswagen.

(…) Non so se Confindustria sarà interessata a questa forma di partecipazione… So benissimo che hanno sempre cercato di evitare modelli di effettiva condivisione delle scelte in azienda. Ma non mi si dica che la sfida della modernità è il ritorno all’antico.

(R. Giovannini, La Stampa, 13.09.2015)

Un contratto per tornare a competere. I sindacati facciano scelte coraggiose.

Intervista al presidente di Confindustria Squinzi, che sfida i sindacati sul coraggio di cambiare.

(…) Confindustria vuole salari legati alla produttività e il welfare aziendale.

(…) Vogliamo mantenere il contratto nazionale, ma le regole cambino. Non è più possibile anticipare l’inflazione e serve flessibilità.

(…) Serve un accordo innovativo perchè il mondo è cambiato. Chiudere intese con le vecchie regole significa rimandare.

(F. Manacorda, La Stampa, 12.09.2015)

Intervista a Emiliano Di Carlo (parte III) – Il contesto italiano

Il decreto legislativo n.6 del 17 gennaio 2003 introduce, all’interno di una più ampia riforma del diritto societario, la possibilità per le società per azioni di adottare altri due modelli di governance alternativi rispetto al tradizionale: il monistico e il dualistico, ma senza traccia di codeterminazione.
Considera auspicabile, soprattutto nel contesto italiano caratterizzato da un elevato potenziale conflitto di interessi nei gruppi piramidali, un graduale percorso di lungo periodo che arrivi a inserire strategici elementi di compartecipazione, quali ad esempio la nomina e la revoca degli amministratori, indipendentemente dal sistema di governance adottato dall’impresa?

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Più partecipi, più produttivi.

L’organizzazione efficiente degli orari la strada per guadagnare competitività in azienda.

La ricetta dell’incremento (quantitativo e qualitativo) della produttività di un’impresa ? E’ nel coinvolgimento dei lavoratori, vera chiave di volta per servirsi degli strumenti innovativi “in modo intelligente”. E, soltanto così, l’Italia si potrà adeguare al mercato internazionale (attuando “la rivoluzione dei network globali”) e affermarsi all’estero. Parola di Luciano Pero, docente di Organizzazione al Politecnico di Milano (…)

(S. D’Alessio, Italia Sette, 27.07.2015)