(…) Ci si dimentica che tra le componenti del Clup (Costo del lavoro per unità di prodotto) il salario ha sempre meno peso e che sono ben altri i costi che pesano come macigni sul costo del lavoro come le spese contributive, le addizionali regionali, provinciali, ecc.. Ma il problema da affrontare è quello del modello d’impresa, e della relazione tra management e lavoratori.
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Territorio e democrazia economica e politica.
A. Salento, G. Masino, La fabbrica della crisi. Finanziarizzazione delle imprese e declino del lavoro, 2013, Carocci editore.
Leggendo la recensione di Claudio Gnesutta al libro di Salento-Masino, La fabbrica della crisi e il declino del lavoro , uscita su www.sbilanciamoci.info , ho pensato che fosse importante ri-aprire il dibattito sul futuro delle politiche del lavoro nelle attuali condizioni dell’impresa finanziarizzata, come descritta nel volume recensito.
Intervista a Tiziano Treu
Danilo Terra ha intervistato Tiziano Treu, Presidente della International Society for Labour and Social Security Law, già Ministro del Lavoro.
Ci parli di lei e del suo punto di vista sulla democrazia in azienda…
Mi sono sempre occupato molto di questo tema non solo nell’attività scientifica e politica italiana, ma anche per le mie frequentazioni europee.
Marco Boleo – Perchè favorire la partecipazione ?
Qualche giorno fa su Avvenire è apparso un interessante articolo a firma Seghezzi-Tiraboschi che ci sentiamo di condividere nello spirito e nella sostanza. Governo, imprese e sindacati hanno di fronte a loro una sfida che debbono raccogliere “per costruire un equilibrio tra le esigenze della singola impresa e dei suoi lavoratori”.
Salvo Leonardi – Partecipazione dei lavoratori, una sfida cruciale
1) Se mai vi è stata un’epoca in cui i temi della democrazia e della partecipazione sono apparsi quanto mai cruciali e ineludibili, ad ogni livello e ambito, questa è la nostra. E del resto, mai come oggi, la loro evocazione ha goduto di una fortuna apparentemente tanto universale. Ciò nondimeno, mai come da molto tempo a questa parte, il loro conseguimento sembra essere divenuto tanto arduo e sfuggente, esposto com’è al pericolo di derive oligarchiche e tecnocratiche.
Contratti, sindacati divisi sul tavolo della riforma.
Sulla riforma della contrattazione i sindacati restano divisi. All’indomani dell’annuncio del presidente di Confindustria che aveva dichiarato «chiuso» il tavolo interconfederale per «assenza di margini di manovra», ieri sono emerse nuovamente le distanze tra le tre confederazioni.
Massimo Visconti – Sindacato unico o sindacato unitario
E` ormai sotto gli occhi di tutti la crisi che i sindacati italiani stanno attraversando e che è dovuta alle vicende che, trasversalmente, interessano le sigle storiche non tanto dovute alle “battaglie sindacali” quanto al gossip che riguarda una volta le retribuzioni gonfiate di un segretario generale, l’altra volta l’elezione irregolare di un altro segretario generale o le spese “non inerenti all’attività sindacale” fatte con carte di credito finanziate con i soldi dei lavoratori oppure dalla fuga di iscritti che sembra aver travolto il primo sindacato italiano.
Convegno annuale dell’Associazione Italiana di Studio delle Relazioni Industriali_2
Anche Mitbestimmung ha partecipato al convegno di Pescara; di seguito alcuni appunti di Danilo Terra focalizzati sugli interventi in tema di partecipazione.
Furlan: il welfare aziendale non sostituirà il sindacato.
(…) La realtà italiana è fatta di piccole e medie imprese, dove il welfare aziendale è più difficile. Proprio qui deve concentrare i suoi sforzi il sindacato, con la contrattazione a livello territoriale e aziendale.
(…) Porteremo il 70% delle nostre risorse, sia umane che economiche, sul territorio, proprio per potenziare la contrattazione di secondo livello.
(…) Perchè è vero che la CISL ha più di 4 milioni di iscritti ma è anche vero che i giovani sono pochi. E invece bisogna farli partecipare, come bisogna far partecipare tutti i lavoratori alla governance dell’azienda.
(L. Salvia, Corriere della Sera, 28.09.2015)
Rinnovo contrattuale, no alle brutte copie della Germania.
(…) La Germania non è poi quel paradiso della contrattazione che alcuni sognano. La copertura dei contratti collettivi si è notevolmente ridotta negli ultimi anni: raggiungeva l’80% dei lavoratori prima del 1990 (…), oggi si attesta al 45% nei Laender dell’Ovest e al 40% in quelli dell’Est. In Italia la contrattazione collettiva interessa l’85% dei lavoratori.
(…) Se si vuole trarre qualche lezione utile dalla Germania, andrebbe invece importato il modello di relazioni industriali della partecipazione, incrociandolo con le migliori pratiche contrattuali in Italia. Infatti, più che le riforme del mercato del lavoro del governo Schroeder, è stata la partecipazione dei lavoratori a favorire la difesa e poi il rilancio del sistema industriale tedesco, dell’occupazione e dei salari.
(M. Bentivogli (Segretario generale FIM CISL), l’Unità, 22.09.2015)