Non solo Jobs Act. Al cuore della grande trasformazione del lavoro c’è il sistema di relazioni industriali perché il vero adattamento alle sfide economiche e sociali si misura necessariamente nei settori produttivi, nei territori e nelle singole aziende dove la legge dello Stato, per definizione generale e astratta, può ben poco. È per questa ragione che preoccupa non poco lo stallo nel rinnovo di uno dei contratti collettivi più importanti, quello del settore metalmeccanico, che coinvolge quasi 2 milioni di lavoratori.
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Intervista a Tiziana Bocchi (UIL)
La partecipazione dei lavoratori costituisce da tempo un pilastro centrale in molti contesti esteri (in particolare dell’area renano-scandinava) che ne hanno saputo fare un fattore strategico in ottica di competitività economica e inclusione sociale; contesti che si distinguono sullo scenario globale per relazioni industriali costruttive e finalizzazione comune verso l’interesse primario aziendale. Quali le potenzialità socio-economiche?
Assumere la Partecipazione ad elemento strutturale di sistema, date le caratteristiche dello scenario globale ed europeo, significa, per il sindacato confederale italiano, contribuire concretamente alla mutazione e all’evoluzione del “sistema impresa Italia”, affinchè possa svolgere il ruolo che gli spetta all’interno della rivoluzione tecnologica e digitale permanente che ha assunto oggi la denominazione di “Rivoluzione Industriale 4.0”.
Socializzazione: l’Italia ha ancora bisogno della “nobile impresa”.
«La socializzazione, ardito progetto di un socialismo proiettato al futuro, presuppone una educazione profonda ed una coscienza saldissima delle classi sociali, le quali si rendono conto di agire e lavorare per lo stesso obiettivo: il miglioramento economico e sociale del popolo tutto e di rimando di ogni singolo cittadino»: semplici parole che descrivono la collaborazione di classe fulcro della socializzazione delle imprese. Questa teoria rivoluzionaria, messa in pratica nelle tragiche ore finali del fascismo, viene descritta con dovizia di particolari nell’opera La nobile impresa, di Gianluca Passera, libro che costituisce una perla rara nel panorama economico e culturale italiano.
Se la parola chiave è “partecipazione”.
Al via detassazione premi risultato e partecipazione utili.
Via libera dal ministro del Lavoro e dal ministro dell’Economia alla tassazione agevolata per i premi di risultato e la partecipazione agli utili di impresa. Il decreto firmato oggi dà gambe a quanto previsto dalla legge di stabilità 2016 che per i salari di produttività e la partecipazione agli utili consente un’imposta sostitutiva del 10%, per un massimo di 2mila euro lordi che sale a 2500 euro per le aziende che “coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro”, ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 50 mila euro.
La partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, seminario di studi italo-francese.
Giovedì 10 marzo abbiamo partecipato al seminario di studi italo-francese sul tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, organizzato dall’Associazione Lavoro e Welfare presso la sala Bruno Salvadori della Camera dei Deputati; di seguito la nostra sintesi.
Gianluca Passera – Lavoro: se anche il sindacato si accorge dei propri errori
Mettete un tranquillo giorno di lavoro, di quelli normalissimi per gli operai, a fine turno assemblea sindacale indetta dalla Cgil, ordine del giorno: analisi e votazione della “Carta dei diritti universali del lavoro”. Partecipo volentieri nonostante sia delegato Ugl, soprattutto perché il segretario della Cgil della mia federazione di competenza è persona che ispira non poca fiducia, nelle nostre discussioni ho avuto modo di percepire in lui un forte idealismo.
Augusto Grandi – Cogestione, quell’articolo 46 della Costituzione dimenticato e tradito da tutti.
Per una larga parte dei maschi italiani, e anche per molte femmine, il 46 e’ semplicemente “il numero di Valentino”. Ossia di Rossi, il campione di motociclismo. Ma 46 e’ anche il numero dell’articolo della costituzione italiana che prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Articolo, ovviamente, mai applicato in Italia.Perché la costituzione viene sbandierata quando va comodo ed ignorata quando comodo non fa. E l’articolo 46 comodo non fa. A nessuno.
Quale futuro per il mondo della cooperazione ?
Tito Menzani, Cooperative: persone oltre che imprese. Risultati di ricerca e spunti di riflessione sul movimento cooperativo, Rubettino, Soveria Mannelli, 2015
C’è storicamente un parallelismo tra la nascita delle cooperative, dei movimenti sindacali e l’affermarsi delle imprese capitalistiche durante il processo di industrializzazione in Inghilterra. Le cooperative nascono appunto come modello alternativo alla classica impresa capitalistica. In meno di due secoli, si contano nel mondo circa un miliardo di soci cooperanti. In Italia, le cooperative pesano per l’8% del PIL con 12 milioni di soci e 1.200 di dipendenti.
Intervista a Pietro Ichino
La partecipazione dei lavoratori all’azienda rappresenta un concetto che ha trovato diversi livelli di istituzionalizzazione e applicazione nel contesto internazionale. Come considera la correlazione tra il forte sostegno istituzionale, in primis per mezzo del sistema legale, e gli elevati livelli di competitività economica/inclusione sociale in Paesi quali Olanda, Germania, Austria e gli scandinavi Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia?
L’ordinamento statale può imporre la partecipazione dei lavoratori nell’impresa, secondo il modello che ha caratterizzato soprattutto l’esperienza tedesca dalla fine dell’ultima guerra mondiale; oppure può incentivarla in vari modi; oppure ancora può rimanere neutrale su questo terreno, lasciando che sia il libero gioco delle relazioni industriali a produrre la diffusione di pratiche partecipative.