Un noto film di Carlo Verdone vedeva la moglie del protagonista, assillata dalla sterile paranoia del marito, dire continuamente “non ce la faccio più”. Oggi gli italiani costretti in casa da due mesi cominciano veramente a non farcela più. E non tanto per la pandemia quanto per la caotica e assurda gestione di questo momento difficile segnato dai continui DPCM che, come fuochi d’artificio, al termine della loro presentazione/show da parte del divo Giuseppe lascia le cose come stanno.
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Pier Paolo Saleri – Germania felix ?
Il successo economico della Germania, dalla ricostruzione sino ai giorni nostri, viene generalmente attribuito, e a ragione, alla scelta dell’economia sociale di mercato, cioè di un capitalismo solidale che mirava a imbrigliare e indirizzare «gli spiriti animali del capitalismo selvaggio» verso obbiettivi di solidarietà, di partecipazione e di costruzione del bene comune. Quell’Ordoliberalismo che ha non pochi punti di contatto con la Dottrina sociale della Chiesa. È questa la strada attraverso la quale parte, nei primi anni 50, la ricostruzione economica della Germania sotto la regia di statisti del livello di Adenauer e di Erhard.
Roberto Giardina – Germania, intesa storica per i lavoratori: settimana da 28 ore.
Meglio la vita che il lavoro, e anche dei soldi. L’accordo dei metalmeccanici tedeschi è un evento storico, non solo per la loro categoria. Indica una nuova via per i lavoratori europei. Mentre a quattro mesi e mezzo dal voto (il 24 settembre), stavano per giungere a conclusione le faticose trattative per la nuova Große Koalition, l’IG Metall, il più potente sindacato al mondo, con 3,9 milioni di iscritti, ha minacciato di paralizzare l’industria, con un primo Warnstreik, uno sciopero d’avvertimento, che ha coinvolto mezzo milione di operai. Le richieste sembravano folli: riduzione della settimana da 35 a 28 ore, e un aumento del sei per cento. Ogni punto percentuale comporta un costo di due miliardi di euro.
Germania, le elezioni più noiose della storia.
La difficile lotta di Martin Schulz contro la “cancelliera eterna” Angela Merkel.
Il 24 settembre, la Germania andrà alle urne per votare il nuovo parlamento e, di conseguenza, il governo del paese. Per Martin Schulz, candidato della SPD, si tratta della possibilità di scardinare il meccanismo della Grande Coalizione, ma questa strada sembra sempre essere impraticabile, nonostante un programma elettorale basato sull’addio al precariato e sullla “Mitbestimmung“, la cogestione aziendale.
Il caso Volkswagen dimostra i limiti industriali della dottrina Landini.
La simpatia a sinistra per il modello renano della Mitbestimmung, la cogestione tedesca, di cui la Volkswagen è il simbolo storico, era comprensibile per noi vecchi socialdemocratici qualche decennio fa. Quando ci opponevano la superiorità del soviet o dei consigli di fabbrica. Ma ora?
Volkswagen, i timori della Germania.
Lo scandalo auto imbarazza Berlino, ma se il governo ne era al corrente si appanna anche l’immagine del Paese garante della stabilità europea.