Sono Professore Associato di Economia Pubblica presso l’Università di Chieti-Pescara. Sono stato Research Associate all’European University Institute e Visiting Scholar alla UCLA (USA), dove ho lavorato sul tema della relazione tra strutture di governo societario e performance innovativa delle imprese. Come Visiting Professor a Cambridge, nel 2015, e alla Leeds Business School, nel 2017, ho condotto alcuni studi sulla regolamentazione dei licenziamenti e della rappresentanza e su come diversi schemi regolatori possano influenzare l’incentivo delle imprese a fare investimenti innovativi. Sono stato inoltre consulente per la Corporate Affairs Division dell’OECD, per la quale ho redatto un rapporto su governo dell’impresa e crescita economica. Più di recente, mi sono occupato di cooperazione in Italia e sto lavorando a un progetto di ricerca sulla cooperazione nell’economia digitale e sulla capacità delle imprese cooperative di assorbire gli shock tecnologici.
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La legge tedesca sulla cogestione è compatibile con il diritto dell’Unione europea?
Aleksandra Gregorič – Bringing workers into the boardroom: the Nordic way
L’apertura di Theresa May alla partecipazione dei lavoratori all’impresa può aver colto di sorpresa l’opinione pubblica, soprattutto perché è stato uno degli argomenti con cui ha voluto esordire nel nuovo ruolo. In realtà lo considererei una conferma della trasversalità del tema che, in quanto tale, dovrebbe sottrarsi al dibattito politico ed essere valutato come possibile strumento di miglioramento della produttività aziendale. Nei contesti economici de-industrializzati, in particolare, si affermano i “lavoratori della conoscenza”, detentori di competenze specialistiche spesso di alto livello, la cui partecipazione agli organi amministrativi dell’impresa può velocizzare i processi decisionali e aumentare la propensione alla ricerca, allo sviluppo, all’innovazione. Da non sottovalutare, inoltre, l’attuale carenza di rappresentanza sindacale per queste categorie professionali, le quali, partecipando alla gestione, potrebbero contribuire alla trasformazione della “rituale” conflittualità in confronti aperti e apolitici. Gregorič fa riferimento al modello nordico e ne evidenzia i vantaggi in termini di flessibilità e di performance rispetto ad altre governance “stakeholder-friendly”; personalmente condivido, un ottimo esempio di gradualità nell’applicazione di modelli organizzativi innovativi che potrebbe fare breccia nel sistema delle PMI italiane. (nota del redattore)
Worker and consumer representation on boards, which route should the UK take ?
La partecipazione dei lavoratori all’impresa nasce dalla condivisione delle informazioni, si rafforza mediante la consultazione dello staff, dei rappresentanti o dei team di lavoro e, talvolta, si realizza al “terzo livello” della cogestione. Non credo alla gerarchia dei tre livelli di partecipazione: un’ampia condivisione delle informazioni aziendali può rivelarsi molto più produttiva di un complicato processo decisionale mirato a mettere tutti d’accordo. Ogni azienda ha la sua storia e la sua cultura e, di conseguenza, le sue pratiche partecipative. Ma anche un popolo, una nazione o un partito hanno approcci peculiari rispetto al tema della partecipazione. Interessante quindi il contributo di pensiero che pubblichiamo di seguito perché presenta un progetto di riforma “inaspettato” da parte del nuovo primo ministro britannico e, inoltre, ci consente di ripercorrere le diverse applicazioni della codeterminazione nell’Unione Europea. Visionario il progetto di rappresentanza dei consumatori nel board. (nota del Redattore) Continua la lettura
Workers on boards: the idea is not going away.
It’s the Conservative party conference this week and City types are agog to hear whether Theresa May will give more details about her pledge to reform capitalism. In July, in what was meant to be one of many campaign speeches for the Tory leadership, May attacked runaway executive pay and said she would put workers and consumers on boards to make companies more accountable to society. Later that day, Andrea Leadsom pulled out of the race and May became prime minister, with her remarks echoing in the ears of fund managers and bosses.