Sergio Marchionne ha consentito a un’azienda come FIAT di affrontare un nodo strategico per la sua modernizzazione. Dal suo insediamento come amministratore delegato il manager italo-canadese ha infatti sviluppato una strategia di azione che dal livello nazionale si spostava finalmente a quello globale. Competere nel mercato mondiale dell’auto significa disporre di standard produttivi allineati a quelli dei principali competitor, in un settore contraddistinto da margini molto stretti di guadagno su ogni singolo prodotto.
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Sergio Luciano – L’amnesia di Calenda e il rischio Gattopardo per il 5% in mano ai lavoratori
Perfino all’Alitalia funzionò: nel 1997 l’allora amministratore delegato della compagnia di bandiera, Domenico Cempella, firmò un accordo con l’Anpac, il potente sindacato dei piloti amichevolmente definito “Aquila selvaggia”, allora guidato dal comandante Augusto Angioletti, che divenne consigliere d’amministrazione della compagnia, in preparazione di una “fase due” che poi non decollò mai. Ma quel biennio fu l’unico, e l’ultimo, in cui l’azienda godette di una stabile pace sindacale e fece utili.
Ancora su impresa e partecipazione.
Torniamo ancora sul tema dell’impresa e della partecipazione, sollecitati dal bel libro di Filippo Peschiera presentato a Roma l’8 novembre scorso, “La collaborazione nella impresa tra capitale e lavoro dal dopo guerra ad oggi: verso il modello renano”. Le Conclusioni del libro sono dell’Ing. Davide Viziano, Presidente del Gruppo Regionale UCID della Liguria e Vice Presidente Nazionale.
Giampiero Bianchi – Imprese-sindacati verso una partecipazione responsabile ?
Non tutto quello che ci viene dalla “globalizzazione” è un problema per il sindacato: può essere anche risorsa e questo è forse il caso dello storico tema della partecipazione. Dalla Scandinavia agli Usa, dalla Germania alla stessa Italia, non son poche infatti le positive esperienze di collaborazione tra sindacati e aziende in cui – anche sulla spinta della grande crisi post 2008, gli attori delle Relazioni sindacali sono spinti a ripensare i propri comportamenti. L’idea dello studio che segue – pubblicato sul n.3/2016 di “Vita e pensiero” – è che il “coinvolgimento del lavoro” nelle vita d’impresa può essere “chiave di successo nella nuova competizione globale”.
La crisi del movimento sindacale in Italia.
Intervista a cura di Andrea Rinaldi, pubblicata su Corriere Imprese, dorso dell’edizione bolognese del Corriere della Sera, l’11 aprile 2016
Professor Ichino il sindacato è in crisi?
Dal punto di vista della quantità delle adesioni, in Italia il sindacalismo confederale e quello cosiddetto autonomo sono assai meno in crisi di quanto lo sono i movimenti sindacali di molti altri Paesi occidentali, anche se si avvertono pure in Italia alcuni segni di marginale perdita di rappresentatività. C’è invece una crisi evidente sul piano, per così dire, funzionale: il sindacato pesa complessivamente molto meno di prima, sia nel sistema delle relazioni industriali, sia soprattutto sul piano politico generale.
Enrico Cisnetto – Il ritorno delle parti sociali
Avanguardia tra le avanguardie. Il metalmeccanico è da sempre il settore più turbolento e innovativo nel campo dei rapporti tra imprenditori e sindacati, e il piano appena lanciato da Federmeccanica ha le stigmate giuste per stravolgere (in positivo) le relazioni industriali, creando l’occasione per le parti sociali, dopo anni di discredito e vittime della disintermediazione renziana, di riprendersi un poco del ruolo perduto.
Salvo Leonardi – Employee participation and involvement: the italian case and trade union issues
Pubblichiamo in allegato il recente contributo di Salvo Leonardi sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa.
Pietro Ichino – Contrattazione: le quattro ragioni per una svolta
IL NUOVO MESTIERE DEL SINDACATO, NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE, PRESUPPONE LA POSSIBILITÀ CHE LA COALIZIONE MAGGIORITARIA NEGOZI A 360° IL PIANO INDUSTRIALE INNOVATIVO, ANCHE STIPULANDO UN CONTRATTO AZIENDALE CHE SOSTITUISCA INTEGRALMENTE QUELLO NAZIONALE.
Massimo Visconti – Sindacato unico o sindacato unitario
E` ormai sotto gli occhi di tutti la crisi che i sindacati italiani stanno attraversando e che è dovuta alle vicende che, trasversalmente, interessano le sigle storiche non tanto dovute alle “battaglie sindacali” quanto al gossip che riguarda una volta le retribuzioni gonfiate di un segretario generale, l’altra volta l’elezione irregolare di un altro segretario generale o le spese “non inerenti all’attività sindacale” fatte con carte di credito finanziate con i soldi dei lavoratori oppure dalla fuga di iscritti che sembra aver travolto il primo sindacato italiano.
Il caso Volkswagen dimostra i limiti industriali della dottrina Landini.
La simpatia a sinistra per il modello renano della Mitbestimmung, la cogestione tedesca, di cui la Volkswagen è il simbolo storico, era comprensibile per noi vecchi socialdemocratici qualche decennio fa. Quando ci opponevano la superiorità del soviet o dei consigli di fabbrica. Ma ora?