Il dibattito attorno all’opportunità o meno dell’approvazione di un salario minimo legale (proposta unitariamente presentata dalle forze di opposizione, eccetto Italia Viva) ha polarizzato il confronto recente in materia di lavoro. La contesa mediatica è facilmente vinta da chi sostiene gli effetti salvifici di un pavimento stipendiale di 9 euro lordi imposto a qualsiasi posizione lavorativa: il messaggio è semplice e accattivante, costruito attorno a un (doveroso!) desiderio di maggiore dignità del lavoro.
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Lorenzo Caselli – Il Patto sociale, lavoratori più coinvolti in un capitalismo di valore
Un patto sociale per il rilancio e la ricostruzione del Paese costituisce e non da oggi un’idea forte della Cisl, ribadita dal suo segretario generale Luigi Sbarra in una sua intervista ad ‘Avvenire’. Un patto sociale che per la sua efficacia presuppone la partecipazione dei lavoratori alla gestione di impresa così come avviene in Germania.
Marcello Veneziani – E’ possibile convertire il capitalismo al sociale?
È passata fugace, come una meteora d’agosto, la svolta annunciata da 181 top manager di altrettante banche e grandi imprese alla Tavola rotonda del Business che rappresenta il «gotha» dell’economia americana e globale, sulla necessità di cambiare la mission del capitalismo. Lo scopo principale dell’impresa – hanno detto i manager e le aziende del capitalismo imperante tra cui Jeff Bezos di Amazon e Tim Cook di Apple – non può più essere il profitto e la sua massimizzazione, come sosteneva Milton Friedman.
Alessandro Somma – Quando la Socialdemocrazia tedesca tradì se stessa: Bad Godesberg e il ripudio della democrazia economica
Nel 2019 ricorrono due importanti anniversari tondi che i tedeschi stanno celebrando con una certa enfasi: cento anni fa veniva promulgata la Costituzione di Weimar, la prima in Europa a parlare di diritti sociali e di democrazia economica, mentre settant’anni fa vedeva la luce la Costituzione di Bonn, l’unica nata dalla sconfitta del fascismo a non menzionare i diritti sociali e la democrazia economica.
Pier Paolo Saleri – Germania felix ?
Il successo economico della Germania, dalla ricostruzione sino ai giorni nostri, viene generalmente attribuito, e a ragione, alla scelta dell’economia sociale di mercato, cioè di un capitalismo solidale che mirava a imbrigliare e indirizzare «gli spiriti animali del capitalismo selvaggio» verso obbiettivi di solidarietà, di partecipazione e di costruzione del bene comune. Quell’Ordoliberalismo che ha non pochi punti di contatto con la Dottrina sociale della Chiesa. È questa la strada attraverso la quale parte, nei primi anni 50, la ricostruzione economica della Germania sotto la regia di statisti del livello di Adenauer e di Erhard.
Imprenditori e tute blu d’accordo: il 4.0 chiede un cambio in fabbrica.
Le nuove relazioni industriali e la partecipazione alla gestione delle aziende
I tedeschi attorno al comune riconoscimento dell’economia sociale di mercato hanno costruito un codice condiviso tra imprese e lavoratori che chiamano cogestione, noi saremo mai in grado di costruire qualcosa di altrettanto significativo? Continua la lettura
Livio Ghiringhelli – Per un nuovo sindacalismo
È indubbio che per risanare le falle dell’attuale sistema economico, con tutti i riflessi negativi esercitati sul funzionamento della società, è necessario coinvolgere al contempo i lavoratori, i consumatori e i cittadini secondo principi di solidarietà e sussidiarietà. Si impone all’attenzione un’economia sociale di mercato, quale si configura nei principi del Trattato di Lisbona (art.2, c. 3), che rispecchi in parallelo la compresenza di concorrenza di mercato e l’equità sociale.
Slow Finance – Per un nuovo mutualismo
La chiamano «gig economy». È un settore produttivo in espansione legato alla fornitura di servizi. Si basa sul comandamento che recita: «Lavora quando servi». Prolifera sulla fine della prestazione d’opera continuativa ed è alimentato da un esercito di lavoratori “in proprio”, la cui attività si riferisce a un tempo saltuario, breve, intermittente.
Mitbestimmung.de intervista Mitbestimmung.it
E’ un gioco di parole ma corrisponde al vero: il magazine della prestigiosa Fondazione Hans-Boeckler (www.boeckler.de) ci ha dedicato un’intervista nel numero di Agosto 2016 (pag. 40-41) che vi alleghiamo in versione originale; di seguito, inoltre, trovate la traduzione in italiano dell’articolo.
Lavoro: Veneto, terza regione in Italia per contratti di secondo livello – Assessore Donazzan: “Svolta culturale promossa dalla Regione”.
(AVN) Venezia, 18 agosto 2016
Con 1931 contratti di secondo livello il Veneto è la terza regione in Italia, alle spalle di Lombardia ed Emilia Romagna, per stipula di contratti integrativi, aziendali o territoriali. Un contratto su 7, tra quelli di secondo livello in Italia, è sottoscritto da aziende e lavoratori veneti. Una sorta di primato, messo a segno in particolare nell’ultimo anno, con ben 1063 accordi aziendali e 219 territoriali firmati nel 2015.