Rinnovo contrattuale, no alle brutte copie della Germania.

(…) La Germania non è poi quel paradiso della contrattazione che alcuni sognano. La copertura dei contratti collettivi si è notevolmente ridotta negli ultimi anni: raggiungeva l’80% dei lavoratori prima del 1990 (…), oggi si attesta al 45% nei Laender dell’Ovest e al 40% in quelli dell’Est. In Italia la contrattazione collettiva interessa l’85% dei lavoratori.

(…) Se si vuole trarre qualche lezione utile dalla Germania, andrebbe invece importato il modello di relazioni industriali della partecipazione, incrociandolo con le migliori pratiche contrattuali in Italia. Infatti, più che le riforme del mercato del lavoro del governo Schroeder, è stata la partecipazione dei lavoratori a favorire la difesa e poi il rilancio del sistema industriale tedesco, dell’occupazione e dei salari.

(M. Bentivogli (Segretario generale FIM CISL), l’Unità, 22.09.2015)

VW Italia, un bell’esempio di partecipazione aziendale. Intervista a G. di Palma.

In Italia, al di fuori degli specialisti di settore il termine Mitbestimmung (codecisione) dice poco. Basta invece andare appena al di là delle Alpi e raggiungere la Germania per scoprire come intorno a questo modello sia cresciuta un’esperienza partecipativa che ha portato i rappresentanti dei lavoratori nel board delle maggiori imprese pubbliche e private, diventando la spina dorsale della crescita economica e sociale tedesca.

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Conferenza Cgil. Baseotto ai 921 delegati: “Il coraggio di cambiare per continuare a rappresentare e tutelare i lavoratori”.

Con la relazione introduttiva di Nino Baseotto ha preso il via a Roma la sesta Conferenza d’organizzazione della Cgil. Da tutta Italia sono giunti all’Auditorium di Roma 921 delegati, il 61 per cento dei quali espressione diretta dei luoghi di lavoro o delle Leghe Spi: “È la prima volta – ha sottolineato con orgoglio il responsabile organizzativo della Cgil nel corso del suo intervento – che in un’assise nazionale della Cgil si realizzano sia la sostanziale parità di genere, sia una netta prevalenza di compagne e compagni in produzione o militanti di Leghe Spi”.

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Pietro Ichino – Contrattazione, rappresentanza e partecipazione; il nuovo capitolo della politica del lavoro del governo

Il Presidente del Consiglio – come già fece Schroeder in Germania all’inizio degli anni 2000 – ha sollecitato imprese e sindacati a un accordo che realizzi due obiettivi fondamentali di riforma del sistema delle relazioni industriali: innanzitutto l’allineamento del nostro sistema di relazioni industriali con quelli dei nostri maggiori partner europei, che prevedono la possibilità che il contratto aziendale non soltanto deroghi parzialmente al contratto collettivo nazionale, ma anche lo sostituisca integralmente in funzione della sperimentazione di piani industriali che escono dai vecchi schemi; in secondo luogo la definizione dei requisiti di rappresentatività maggioritaria dell’associazione o coalizione sindacale stipulante.

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Prima chiudiamo i contratti poi discutiamo di partecipazione.

Camusso replica a Squinzi: i salari vanno aumentati non diminuiti.

(…) In questa stagione il tema nuovo è quello della partecipazione dei lavoratori e della democrazia economica. Confindustria è pronta ?

(…) E la produttività ? Bisogna farla crescere. bisogna rendere il sistema più competitivo. Come ? Con nuovi modelli organizzativi, con l’innovazione, con la partecipazione e con la contrattazione.

(…) Si parla sempre di modello tedesco: imitiamolo, imitiamo la Volkswagen.

(…) Non so se Confindustria sarà interessata a questa forma di partecipazione… So benissimo che hanno sempre cercato di evitare modelli di effettiva condivisione delle scelte in azienda. Ma non mi si dica che la sfida della modernità è il ritorno all’antico.

(R. Giovannini, La Stampa, 13.09.2015)

Capone (Ugl): ‘’Serve nuovo modello contrattuale con partecipazione lavoratori’’.

“Sicuramente c’è bisogno di un nuovo modello contrattuale. Fermo restando la centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro, il contratto di secondo livello ci vede disponibili all’apertura di un tavolo legato a un antico principio che seguiamo fin da quando siamo stati fondati come Cisnal nel 1950, che è la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa“. Così Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, con Labitalia, interviene sul tema ‘caldo’ della contrattazione.

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Contratti di 2° livello legati alla produttività.

«Il sindacato deve dare il suo contributo per la ripresa dell’economia e dell’occupazione, non per difendere l’esistente ma per rendere il nostro futuro meno incerto». Non è un caso che importanti personalita’ del mondo istituzionale ed economico (dal Presidente della Repubblica, Mattarella al Governatore della Banca d’Italia, Visco) abbiano sollecitato un impegno responsabile da parte delle organizzazioni sindacali per favorire la crescita e gli investimenti produttivi nel nostro Paese.

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Conservatori spiazzati dall’idea renziana di “sindacato unico”.

(…) Con il tramonto del sindacato legato al partito e alla sua ideologia, e con il declino dei partiti ideologici, potrebbe sembrare che serva un unico sindacato nazionale che si occupa solo dei problemi dei lavoratori e non fa “politica partitica” come adombrato da Renzi.

(…) Ma al livello nazionale, tranne che nella teoria marxista-leninista, non c’è un unico interesse dei lavoratori privati e pubblici uniti fra loro contro i datori di lavoro.

(…) Da ciò consegue che occorre passare a sindacati territoriali e aziendali per valorizzare la contrattazione d’azienda e di gruppo e la produttività.

(F. Forte, Il Foglio, 26.05.2015)