È in corso a Roma il 19° Congresso confederale della Cisl, al quale partecipano anche i delegati di First Cisl. L’importante evento, di cui è possibile seguire la diretta streaming sul sito www.cisl.it, è cominciato con l’Inno d’Italia ed europeo partecipato da oltre mille delegati provenienti da tutta Italia, una platea che rappresenta 4 milioni e 76mila iscritti, e numerosi ospiti internazionali, politici, sindacati e istituzioni. A salutare l’avvio dei lavori anche i messaggi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di Papa Francesco.
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Mario Sassi – La partecipazione dei lavoratori ai tempi del PNRR…
Poco prima di Natale tra il Governo Draghi e i leader dei tre sindacati confederali è stato sottoscritto un testo, a mio parere, significativo (https://bit.ly/3zbnkAX). Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha dichiarato: “La firma del Protocollo per la partecipazione e il confronto nell’ambito del PNRR, sottoscritto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai segretari generali di CGIL, CISL e UIL, è un risultato molto importante perché consente un confronto preventivo sugli investimenti e le riforme, sia a livello nazionale, sia a livello territoriale”.
Marcello Bianchi – Democrazia economica: ricominciare dalla corporate governance
Il dibattito sulla democrazia economica, intesa nelle varie forme di partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, ha avuto in Italia un andamento carsico, condizionato per lo più da presupposti ideologici che ne hanno compromesso la traduzione in esperienze concrete.
Franco Monaco – Il laburismo cristiano di Pierre Carniti
Da tempo avevo perso i contatti con lui. Ma, ai miei occhi, egli ha sempre rappresentato una eminente figura di riferimento per il sindacato, per la politica, per il cattolicesimo sociale.
Uomo dalla tempra forte e dalle convinzioni granitiche, dai modi sobri e persino rudi, tipicamente lombardi, carismatico leader dei metalmeccanici, la Fim, e poi della Cisl tutta. Un innovatore, forse il sindacalista che più si è spinto avanti nell’attiva difesa del valore dell’autonomia e nella tensione all’unità del sindacato.
Matteo Pirazzoli – Contro l’accordo quadro tra Confindustria e confederali !
LA POSTA IN GIOCO DELL’ACCORDO QUADRO: LA RISTRUTTURAZIONE DEL CAPITALISMO ITALIANO (INDUSTRIA 4.0).
Si è visto che le nuove tecnologie che si vogliono implementare nell’industria permettono una maggior cooperazione, ovvero aumentano il livello di controllo automatico dei ritmi di lavoro, consentendo di produrre di più e con meno operai, scaricando la maggior parte di fatica fisica e mentale sui lavoratori. In questa maniera i padroni tentano di estrarre maggior plusvalore dagli operai, aumentandone lo sfruttamento con accorgimenti che non implicano elevate spese fisse (si pensi al tristemente famoso braccialetto di Amazon).
Livio Ghiringhelli – Per un nuovo sindacalismo
È indubbio che per risanare le falle dell’attuale sistema economico, con tutti i riflessi negativi esercitati sul funzionamento della società, è necessario coinvolgere al contempo i lavoratori, i consumatori e i cittadini secondo principi di solidarietà e sussidiarietà. Si impone all’attenzione un’economia sociale di mercato, quale si configura nei principi del Trattato di Lisbona (art.2, c. 3), che rispecchi in parallelo la compresenza di concorrenza di mercato e l’equità sociale.
Sebastiano Fadda – Ripensare il ruolo dell’azione sindacale
C’è un problema di cui i responsabili del sindacato non sembrano rendersi conto. Si tratta della progressiva tendenza a concentrare l’azione sindacale esclusivamente sulla funzione di “microcontrattazione” aziendale abbandonando l’impegno ad agire per incidere sul governo delle variabili macroeconomiche. Se questa tendenza dovesse proseguire, l’azione delle organizzazioni dei lavoratori resterebbe confinata nella intersezione tra l’insieme delle variabili microeconomiche e l’insieme territoriale locale.
Se la parola chiave è “partecipazione”.
Conservatori spiazzati dall’idea renziana di “sindacato unico”.
(…) Con il tramonto del sindacato legato al partito e alla sua ideologia, e con il declino dei partiti ideologici, potrebbe sembrare che serva un unico sindacato nazionale che si occupa solo dei problemi dei lavoratori e non fa “politica partitica” come adombrato da Renzi.
(…) Ma al livello nazionale, tranne che nella teoria marxista-leninista, non c’è un unico interesse dei lavoratori privati e pubblici uniti fra loro contro i datori di lavoro.
(…) Da ciò consegue che occorre passare a sindacati territoriali e aziendali per valorizzare la contrattazione d’azienda e di gruppo e la produttività.
(F. Forte, Il Foglio, 26.05.2015)
La vecchia concertazione è finita.
La cogestione non si può più fare ma i sindacati si debbono ascoltare.
“Quella che ho praticato io”, precisa Cesare Damiano del PD. Ma i sindacati vanno ascoltati.
E’ il governo che decide. Non può farlo però con dei tweet.
(…) Renzi così facendo rischia di unificare le organizzazioni sindacali in un atteggiamento di conflitto verso il governo.
(…) Il modello tedesco è ad alto tasso di concertazione, i sindacati sono coinvolti, e questo non vuol dire che il governo poi non decida.
(A. Ricciardi, Italia Oggi, 05.09.2014)