Studio il Diritto del lavoro praticamente da quando ero bambino e la scintilla furono “i fatti di Avola” del 1968, uno sciopero di braccianti per il rinnovo del contratto di lavoro in cui due manifestanti furono uccisi dalle forze dell’ordine schierate a difesa degli agrari: io scrissi un articolo molto “indignato” sul giornalino della mia scuola (frequentavo la terza media). Da allora ho sempre pensato – e continuo a pensarlo – che non puo’ esserci progresso – in quanto elemento costitutivo del progresso e’ la giustizia sociale – senza rispetto della liberta’ di manifestare per la difesa dei propri interessi e diritti.
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Forum “Partecipazione incisiva” – Intervista a Marco Biasi
Ci parli di lei…
Sono Ricercatore di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi di Milano e docente di “Comparative Industrial Relations Law” e di “European Social Law” presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano, ove ho conseguito il Dottorato di Ricerca in Diritto dell’Impresa nel 2013. Sono stato Visiting Phd Candidate presso l’Università di Jena da marzo 2012 ad agosto 2012 e Visiting Scholar presso la ILR School della Cornell University da luglio 2015 a settembre 2015.
Sindacalismi, a confronto tre paesi europei.
Da che mondo è mondo a chiunque si occupi di economia, è giustamente richiesta una preparazione accademica specifica o comunque acquisita per molti anni sul campo. In questo contesto il ruolo delle parti sociali nella gestione delle risorse di un Paese non è affatto marginale.
Lavoro, fisco light per “modello tedesco”.
Forte elasticità salariale, litigiosità sindacale bassissima (nei primi sei mesi dell’anno zero ore di sciopero), alta propensione all’innovazione. In poche parole il modello aziendale tedesco che, al netto dello scandalo Volkswagen, in questi ultimi anni ha portato la Germania ad essere la locomotiva d’Europa. Il Mitbestimmung (in italiano può essere tradotto in “co-gestione”) funziona e piace ad aziende e dipendenti.
L’azienda rivoluzionaria di Rosà: cogestione dipendenti-manager.
L’utopia del lavoratore scontento. Avere un capo che si informi delle sue aspirazioni professionali, del suo grado di appagamento, ne raccolga le lamentele. In una parola, lo ascolti. Ma anche avere un padrone che gli spieghi l’andamento dell’azienda, gli indichi gli obiettivi da raggiungere, illustri i bilanci e suddivida una parte degli utili in busta paga. In altri termini, trasparenza e partecipazione ai processi produttivi. Si potrebbe continuare con la possibilità, per il subalterno, di segnalare le disfunzioni del sistema, proponendo soluzioni. Con la certezza di essere ascoltato e di non apparire come un inguaribile scontento o un piantagrane.
Intervista a Robbert van het Kaar
Danilo Terra interviewed Robbert van het Kaar, Senior Researcher at the Hugo Sinzheimer Institute for Socio-legal research on Labour and Social Security (University of Amsterdam). Since 1997 Dutch correspondent for the European Observatory for Industrial Relations (EIRO) and since 2003 member of SEEurope, research network on employee participation at company level.
Salvo Leonardi – Partecipazione dei lavoratori, una sfida cruciale
1) Se mai vi è stata un’epoca in cui i temi della democrazia e della partecipazione sono apparsi quanto mai cruciali e ineludibili, ad ogni livello e ambito, questa è la nostra. E del resto, mai come oggi, la loro evocazione ha goduto di una fortuna apparentemente tanto universale. Ciò nondimeno, mai come da molto tempo a questa parte, il loro conseguimento sembra essere divenuto tanto arduo e sfuggente, esposto com’è al pericolo di derive oligarchiche e tecnocratiche.
VW: conflitto tra Capitale e Lavoro – I sindacati in Europa e oltreoceano
La socialdemocrazia in tutte le sue varianti nazionali e di partito non fa mai un’analisi di classe dei rapporti sociali, perché l’idea di questi partiti è che il concetto di “classe” sia superato e che oggi bisogna trovare un’intesa tra i datori di lavoro e i lavoratori per realizzare una società capitalista equa. Questo modello politico ha anche una base economica, che è la Cogestione.
Si scrive mitbestimmung, si legge cogestione aziendale.
Due gli elementi cardine del coinvolgimento diretto dei lavoratori: partecipazione agli utili e nei meccanismi decisionali.
Il caso Volkswagen dimostra i limiti industriali della dottrina Landini.
La simpatia a sinistra per il modello renano della Mitbestimmung, la cogestione tedesca, di cui la Volkswagen è il simbolo storico, era comprensibile per noi vecchi socialdemocratici qualche decennio fa. Quando ci opponevano la superiorità del soviet o dei consigli di fabbrica. Ma ora?