La proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla “Partecipazione al Lavoro”, presentata dal suo segretario generale Luigi Sbarra, per l’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione, che prevede il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende, ha il merito di riaprire il dibattito sulle relazioni industriali in Italia, in una prospettiva europea.
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Le aspettative disattese della partecipazione dei lavoratori all’impresa
Chi ha seguito il webinar promosso da Futura network il 27 maggio ricorderà che nell’ultima parte del dibattito è stato affrontato il tema della partecipazione dei lavoratori all’impresa. In un’ottica di evoluzione o riforma del capitalismo, si possono arrivare a sperimentare, come hanno suggerito l’ex premier Romano Prodi e il presidente di NeXt Giovanni Battista Costa, nuove forme di partecipazione che si fondino sull’idea di un modello collaborativo tra i lavoratori e l’imprenditore.
Partecipazione, Treu: “I lavoratori devono contribuire a costruire l’algoritmo”.
Prosegue l’approfondimento di Riformismo e Solidarietà sul tema della democrazia economica, aperto dall’articolo di Pier Paolo Baretta. Di seguito l’intervista di Vanni Petrelli a Tiziano Treu, presidente del Cnel e componente del comitato scientifico di ReS.
Franco Monaco – Il laburismo cristiano di Pierre Carniti
Da tempo avevo perso i contatti con lui. Ma, ai miei occhi, egli ha sempre rappresentato una eminente figura di riferimento per il sindacato, per la politica, per il cattolicesimo sociale.
Uomo dalla tempra forte e dalle convinzioni granitiche, dai modi sobri e persino rudi, tipicamente lombardi, carismatico leader dei metalmeccanici, la Fim, e poi della Cisl tutta. Un innovatore, forse il sindacalista che più si è spinto avanti nell’attiva difesa del valore dell’autonomia e nella tensione all’unità del sindacato.
Marco Bentivogli – Impariamo a fare errori nuovi
«Sono una casta. Privilegiati che difendono altri privilegiati. Tutelano i fannulloni. Fanno i sindacalisti per non lavorare. Difendono solo le pensioni di anzianità e lasciano i giovani senza la prospettiva di una pensione dignitosa. Rappresentano i garantiti, disinteressandosi dei milioni di precari o di chi il lavoro non ce l’ha. Fanno scioperi che creano disagi più ai cittadini che alle controparti, di cui sono complici. Sono troppo legati alla politica. I bilanci e il tesseramento non sono trasparenti. Sono una cosa vecchia, inutile e dannosa, un retaggio del secolo scorso, un ostacolo alla crescita del Paese. Il sindacato in Italia è stato generalmente un fattore di ritardo che ha diminuito l’efficienza e la competitività complessiva del Paese».