Le aziende con una forte codeterminazione aziendale fanno molto di più per ridurre le emissioni e conservare le risorse. Implementano più spesso innovazioni rispettose dell’ambiente, monitorano meglio il rispetto dei diritti umani nella loro catena di fornitura e offrono condizioni di lavoro complessive migliori rispetto ad aziende comparabili con cogestione debole o assente.
Questi sono i risultati di uno studio di Robert Scholz del Wissenschaftszentrum Berlin für Sozialforschung (WZB), finanziato dall’I.M.U. Lo studioso ha valutato i cosiddetti punteggi ESG, che mostrano quanto sia sostenibile un’azienda, di oltre 200 aziende quotate nell’indice azionario tedesco CDax. ESG rappresenta tre dimensioni centrali della sostenibilità aziendale: ambiente, standard sociali e buona governance aziendale.
Le aziende con una forte cogestione nel consiglio di sorveglianza hanno un punteggio ESG che è in media 18,9 punti percentuali più alto rispetto alle aziende senza cogestione. Questo vantaggio in termini di sostenibilità esiste indipendentemente da fattori rilevanti come le dimensioni dell’azienda o la struttura proprietaria.
La spiegazione: secondo Scholz i dipendenti hanno un interesse centrale nello sviluppo sostenibile della “loro” azienda. Tra l’altro perché di solito mirano a un impiego a lungo termine, mentre gli investitori e il management spesso si concentrano sugli utili trimestrali o sulle vendite annuali. “L’attenzione non è solo sulla prosperità economica, ma anche sulla responsabilità sociale delle aziende sotto forma di condizioni di lavoro, retribuzione equa e simili”, afferma il ricercatore.