Produttività, il piano del governo, incentivi anche a quadri e dirigenti.

Raddoppio degli incentivi per i premi di produttività da pagare ai dipendenti. A questo sta pensando il governo. Certo, non sarà fatta finché tutto non verrà scritto nero su bianco nella prossimo legge di Stabilità. Ma l’obiettivo di Palazzo Chigi è chiaro. Tanto che Marco Leonardi, tra i consiglieri economici del premier Matteo Renzi che stanno lavorando al dossier, ha già sul tavolo le stime di spesa per finanziare il potenziamento della contrattazione di produttività.

Tassazione del 10%

L’ultima Stabilità ha mobilitato 433 milioni di euro per sgravare i premi di produttività nel 2016, 589 milioni nel 2017 e 584 nel 2018. Oggi il meccanismo è il seguente: i premi di produttività fino a 2.000 euro l’anno godono di una tassazione agevolata del 10% (contro una tassazione media del 27%). A due condizioni. I lavoratori non devono guadagnare più di 50 mila euro lordi. Limite che di fatto taglia fuori quadri e dirigenti. Inoltre il premio deve essere figlio di un accordo azienda-sindacato in cui si fissano obiettivi chiari e misurabili per il miglioramento di produttività, redditività, qualità. Tutto va dichiarato e depositato con un apposito modulo. Si può salire a 2.500 euro lordi di premio annuo quando vengono coinvolti i lavoratori (non necessariamente il sindacato in modo diretto) con un modello partecipativo.

Se il premio raddoppia

Le ipotesi allo studio prevedono un innalzamento del premio di produttività annuo incentivabile dai 2.000-2.500 euro attuali a 3-4.000. Per quanto riguarda il reddito lordo annuo massimo di chi percepisce il premio, questo potrebbe salire da 50 mila a 60-70 mila euro. «Il condizionale è d’obbligo perché ogni scelta sarà subordinata alla risposta delle aziende agli incentivi a disposizione per il 2016. Gli oltre 13 mila contratti già depositati relativi al 2015 e alla prima metà del 2016 ci sembrano una buona partenza. Analizzeremo con grande attenzione la risposta delle aziende e su questa baseremo il nostro rilancio», spiega Leonardi, convinto che sia «strategico in questo momento scommettere sulla produttività-Paese». La fiche che il governo sta valutando di puntare sulla voce «produttività» potrebbe essere di 300-400 milioni aggiuntivi rispetto ai poco meno di 600 a regime mobilitati finora.

Welfare agevolato anche nei contratti nazionali

Il fatto che gli sgravi ai premi di produttività siano subordinati alla presenza di un accordo sindacale ha rimesso in campo il sindacato. Giusto confermare questa impostazione? «L’obiettivo del governo è aumentare la produttività. Il coinvolgimento del sindacato è funzionale a questo risultato», risponde Leonardi. Come spiegato nei giorni scorsi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, «il welfare potrebbe essere incentivato anche nel primo livello contrattuale». In altre parole: agevolazioni anche per il welfare inserito nei contratti nazionali di categoria (vedi piattaforma di Federmeccanica) e non solo su quelli aziendali. Inoltre il governo sta pensando di incentivare anche i piani di azionariato diffuso all’interno delle imprese. La ratio è sempre la stessa. Spiega Leonardi: «Introdurre strumenti utili a forme di partecipazione più strutturata e diffusa. Già oggi è incentivata la distribuzione degli utili ai dipendenti». Il governo vede di buon occhio l’intesa firmata da Confindustria con Cgil, Cisl e Uil per fornire un supporto alle piccole aziende senza rappresentanze sindacali interne che vogliono comunque aumentare la produttività e distribuire premi agevolati. Il punto, però, è che la contrattazione aziendale/territoriale copre poco più del 20% delle aziende per circa un terzo dei dipendenti. «Ci attendiamo che queste percentuali aumentino. Una funzione importante può essere svolta dai contratti territoriali». La contrattazione territoriale, però, non piace a Confindustria… «Non piace nemmeno a noi quando serve solo a distribuire aumenti a pioggia – chiude Leonardi –. Ma se diventa uno strumento utile ad aumentare la produttività delle piccole imprese, allora ben venga».

(R. Querzè, www.corriere.it, 22.07.2016)

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