“La partecipazione agli utili, al capitale azionario ed il controllo dell’amministrazione, rendono l’operaio non più salariato ma cooperatore interessato e responsabile”. Queste parole di Giulio Pastore significano ”passare da oggetto a soggetto attivo delle dinamiche economiche e produttive che incidono sul suo destino e su quello della società nel suo insieme”, come ha sottolineato Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, intervenendo mercoledì mattina presso la splendida Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a Genova, davanti ad oltre 700 persone, per l’evento: “La partecipazione al lavoro”, organizzato dalla Cisl Liguria.
Parole che indicano e spiegano la proposta, nuova strada epocale nei rapporti sociali e per l’economia del Paese, e che riflette il pensiero dei padri costituenti. ”Non a caso – afferma il numero uno del sindacato di Via Po – l’articolo 46 della Costituzione, che ebbe tra i firmatari proprio il fondatore della Cisl, riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende, quale strumento per “l’elevazione economica e sociale del lavoro”. Dopo anni di progressiva svalutazione del lavoro a vantaggio del capitale e della finanza, di bassissimi investimenti sul capitale umano, di delocalizzazioni selvagge, di una competizione basata quasi esclusivamente sull’abbattimento del costo del lavoro, mi sento di dire che la partecipazione per i lavoratori non è solo un vantaggio, ma una stringente necessità. Chiave per restituire al lavoro il senso che la Costituzione gli attribuisce: percorso di crescita personale che costruisce identità, dignità, rappresentanza sociale e senso di appartenenza alla comunità. C’è una parte del movimento sindacale che per anni ha coltivato la convinzione che la collaborazione sarebbe stata una “compromissione” con i padroni e avrebbe tradito il traguardo ultimo della lotta di classe. È cultura mai appartenuta a Cisl, e che oggi rinnegano anche sigle un tempo vicine al marxismo.
La Storia, prima o dopo, ci ha sempre dato ragione”. Sbarra cita la cogestione tedesca rispetto al sistema “conflittuale italiano, squilibrato, incapace di legare solidarietà e produttività, nuova occupazione di qualità e valore aggiunto, diritti dei lavoratori, innovazione, ricerca, radicamento delle aziende sui territori e crescita economica”. Uscire dalla crisi, afferma Sbarra, è possibile “se sapremo cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo, che deve avvenire dal basso”.
La partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese è la via più efficace per affrontare questione salariale, investimenti produttivi; contrastare le delocalizzazioni e quella che definisce ’pirateria industriale’. “Dai commenti di politici ed economisti che ho letto e ascoltato nelle ultime settimane – sostiene – ho avuto conferma che la nostra proposta di legge ha centrato il bersaglio. Puntiamo ad andare ben oltre il traguardo delle 50mila firme, perché come diceva Tarantelli: “La gente capisce sempre, se gli si spiegano le cose”. Legge “non precettiva” e senza mai rinunciare al ruolo sindacale.
Grande entusiasmo e determinazione nell’intervento di Luca Maestrispieri, segretario generale ligure, che esalta la grande partecipazione all’evento. “Questa proposta – dice – la mettiamo a disposizione di tutti. Non vuole favorire una parte sociale a svantaggio di un’altra, non nasce per contrapporre interessi, né tantomeno per ribaltare ruoli che per natura resteranno separati. Al contrario: pretende di avvicinare il mondo del lavoro e quello dell’impresa nell’interesse comune, valorizzando la produttività e la sua equa redistribuzione e incentivando il dialogo e il confronto all’interno dell’azienda”.