Il presidente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), Riccardo Pedrizzi, ha scritto una missiva al segretario generale della Cisl Luigi Sbarra per esprimere soddisfazione e sostegno all’iniziativa sulla raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori nelle aziende e la democrazia economia.
Pedrizzi: “La partecipazione dei lavoratori nelle imprese è da sostenere”
«La tradizione sociale italiana – spiega Pedrizzi, che è anche Presidente del Gruppo Lazio dell’Ucid – ha sempre sostenuto il principio della partecipazione. Oggi il tema è tornato al centro del dibattito culturale e politico a seguito delle notizie riguardanti la posizione del nostro Paese nelle graduatorie dei redditi dei lavoratori dipendenti. Il Comitato Tecnico Scientifico dell’Ucid ha da sempre, fin dalla sua nascita, sostenuto la necessità di rendere finalmente operativa la normativa di cui all’articolo 46 della nostra carta costituzionale che recita: “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. Poiché è ormai unitamente riconosciuto che la risorsa umana è il bene più importante per l’impresa e che l’uomo deve essere al centro della nuova economia, la partecipazione, mai come ora, può diventare fattore di rafforzamento della coesione sociale, della competitività e, soprattutto, di benessere per i lavoratori», dice ancora Pedrizzi, che a Sbarra ricorda che analoghe istanze partecipative siano state sempre proposte dalla Dottrina sociale della Chiesa.
I riferimenti alla Dottrina sociale della Chiesa
Leone XIII nella “Rerum novarum” nel 1891, affermava: «Allo scioglimento della questione operaia possono contribuire molto i capitalisti e gli operai medesimi, con istituzioni ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisogni e ad avvicinare ed unire le due classi tra loro».
Pio XI nella “Quadragesimo Anno” del 1931 sosteneva: «Stimiamo sia cosa più prudente che, fin dove è possibile il contratto del lavoro venga temperato alquanto col contratto di società, come si è cominciato a fare, in diverse maniere, con non poco vantaggio degli operai stessi e dei padroni. Così gli operai diventano cointeressati o nella proprietà o nella amministrazione, o compartecipi in certa misura, agli utili ricavati».
Giovanni XXIII nella Mater et Magistra (1961) scriveva: «Riteniamo che sia legittima nei lavoratori l’aspirazione a partecipare attivamente alla vita delle imprese, nelle quali sono inseriti e operano».
Giovanni Paolo II, con la Laborem exercens, del 1981 rammenta: «(…) Le numerose proposte avanzate dagli esperti della dottrina sociale cattolica ed anche del supremo Magistero della Chiesa. Queste sono le proposte riguardanti la comproprietà dei mezzi di lavoro, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e/o ai profitti delle imprese, il cosiddetto azionariato del lavoro, e simili».
E poi ancora Benedetto XVI nella sua insuperabile enciclica “Caritas in Veritate” e Papa Francesco in una molteplicità di suoi documenti.
“Oggi perciò il principio partecipativo si pone come strumento fondamentale per realizzare un capitalismo sociale europeo che sappia superare la crisi ed offrire il massimo di benessere a tutti i protagonisti dell’impresa”, conclude Pedrizzi.