Riforma dei contratti: proposta unitaria, ultima chiamata.

Il filo si era spezzato lo scorso 22 settembre quando a Roma la Cisl si presentò da sola in
Confindustria all’incontro sulla riforma dei modelli contrattuali. Da allora il confronto si fermato. Ora qualcosa si muove, almeno all’interno delle confederazioni. Il 25 novembre Cgil, Cisl e Uil hanno in agenda un tavolo tecnico in cui le tre segreterie cercheranno una
sintesi.  (…) Nel frattempo si è sbloccata l’agenda dei contratti di categoria. Qui la madre di
tutte le negoziazioni resta il contratto dei metalmeccanici (…)

(R. Querzè, Corriere della Sera, 14.11.2015)

Seminario sui fondi d’investimento e la partecipazione finanziaria dei lavoratori.

Università Cattolica di Roma, facoltà di Economia, mercoledì 11 novembre 2015, ore 14.30.

Nell’ambito del corso di Storia del lavoro e delle relazioni industriali, si terrà un seminario su “I fondi di investimento in Italia e la partecipazione finanziaria dei lavoratori tra passato e presente. Imprese e sindacati a confronto”. Obiettivo dell’incontro è mettere a confronto i diversi punti di vista – imprese, sindacati, studiosi – sulla controversa questione della partecipazione dei lavoratori all’economia attraverso lo strumento dei fondi d’investimento e, più in generale, sulle esperienze di “democrazia economica”. Un dibattito e una prospettiva che, come un filo rosso, attraversano la storia economica e politica del nostro Paese, così come quella degli altri paesi avanzati. Dalla proposta sindacale del “fondo di solidarietà” dei primi anni Ottanta (proposta “dello 0,50%”) e prima ancora da quella del “risparmio contrattuale” alle esperienze più recenti e attuali, sempre ricorre il tema di come rendere più attiva e consapevole la partecipazione del mondo del lavoro alla vita economica aziendale, settoriale e nazionale. Introduce Giampiero Bianchi (Università Cattolica del Sacro Cuore). Ne discutono: Raffaele Morese (Associazione Nuovi Lavori), Carlo Ghezzi (Fondazione Giuseppe Di Vittorio), Piero Albini (Confindustria), Bruno Vitali (Fondimpresa, Cisl), Umberto Monarca (Università Cattolica del Sacro Cuore).

(www.agensir.it, 03.11.2015)

Lavoro, fisco light per “modello tedesco”.

Forte elasticità salariale, litigiosità sindacale bassissima (nei primi sei mesi dell’anno zero ore di sciopero), alta propensione all’innovazione. In poche parole il modello aziendale tedesco che, al netto dello scandalo Volkswagen, in questi ultimi anni ha portato la Germania ad essere la locomotiva d’Europa. Il Mitbestimmung (in italiano può essere tradotto in “co-gestione”) funziona e piace ad aziende e dipendenti.

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L’azienda rivoluzionaria di Rosà: cogestione dipendenti-manager.

L’utopia del lavoratore scontento. Avere un capo che si informi delle sue aspirazioni professionali, del suo grado di appagamento, ne raccolga le lamentele. In una parola, lo ascolti. Ma anche avere un padrone che gli spieghi l’andamento dell’azienda, gli indichi gli obiettivi da raggiungere, illustri i bilanci e suddivida una parte degli utili in busta paga. In altri termini, trasparenza e partecipazione ai processi produttivi. Si potrebbe continuare con la possibilità, per il subalterno, di segnalare le disfunzioni del sistema, proponendo soluzioni. Con la certezza di essere ascoltato e di non apparire come un inguaribile scontento o un piantagrane.

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Intervista a Robbert van het Kaar

van het KaarDanilo Terra interviewed Robbert van het Kaar, Senior Researcher at the Hugo Sinzheimer Institute for Socio-legal research on Labour and Social Security (University of Amsterdam). Since 1997 Dutch correspondent for the European Observatory for Industrial Relations (EIRO) and since 2003 member of SEEurope, research network on employee participation at company level.

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