Giovanni Pino – L’altro profilo delle RI: la partecipazione alla gestione dell’impresa

Due importanti iniziative scientifiche, un seminario italo-francese, organizzato dall’Associazione Lavoro e Welfare presso la Camera dei Deputati e un Convegno a Roma della Rivista giuridica del lavoro, sull’attuazione degli artt. 39 e 46 della Costituzione, possono contribuire a riporre all’attenzione dello studioso (e sarebbe auspicabile anche del legislatore), il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa.

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Intervista a Tiziana Bocchi (UIL)

0030_bocchi_aLa partecipazione dei lavoratori costituisce da tempo un pilastro centrale in molti contesti esteri (in particolare dell’area renano-scandinava) che ne hanno saputo fare un fattore strategico in ottica di competitività economica e inclusione sociale; contesti che si distinguono sullo scenario globale per relazioni industriali costruttive e finalizzazione comune verso l’interesse primario aziendale. Quali le potenzialità socio-economiche?

Assumere la Partecipazione ad elemento strutturale di sistema, date le caratteristiche dello scenario globale ed europeo, significa, per il sindacato confederale italiano, contribuire concretamente alla mutazione e all’evoluzione del “sistema impresa Italia”, affinchè possa svolgere il ruolo che gli spetta all’interno della rivoluzione tecnologica e digitale permanente che ha assunto oggi la denominazione di “Rivoluzione Industriale 4.0”.

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Socializzazione: l’Italia ha ancora bisogno della “nobile impresa”.

«La socializzazione, ardito progetto di un socialismo proiettato al futuro, presuppone una educazione profonda ed una coscienza saldissima delle classi sociali, le quali si rendono conto di agire e lavorare per lo stesso obiettivo: il miglioramento economico e sociale del popolo tutto e di rimando di ogni singolo cittadino»: semplici parole che descrivono la collaborazione di classe fulcro della socializzazione delle imprese. Questa teoria rivoluzionaria, messa in pratica nelle tragiche ore finali del fascismo, viene descritta con dovizia di particolari nell’opera La nobile impresa, di Gianluca Passera, libro che costituisce una perla rara nel panorama economico e culturale italiano.

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Se la parola chiave è “partecipazione”.

“Ma, in ogni strategia politica di sinistra, il lavoro non solo è centrale; è il protagonista del cambiamento”. Con queste parole Mario Sai mi spronava, come tante altre volte nel mio percorso di questi anni, a essere più preciso e secco nel testo “La Traversata”, con cui dopo tanti anni tornavo nel 2012 a “fare politica”. Il libro di Sai (“Vento dell’Est: Toyotismo, lavoro, democrazia” – Ediesse, pp 177, 12 euro) spiega questo “protagonismo” del lavoro.

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Produttività, governo detassa i premi di risultato. “Ma i lavoratori più deboli sono esclusi”.

(…)“Siamo d’accordo con questo provvedimento – commenta Michela Spera, segretaria nazionale Fiom Cgil – Ma la platea dei beneficiari è limitata ai lavoratori delle aziende che fanno contrattazione aziendale. Restano esclusi i dipendenti più deboli, che ne avrebbero più bisogno: si tratta del personale che lavora nelle imprese piccole e medie, nelle aziende in crisi o in quelle dove il sindacato è meno presente”.

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Al via detassazione premi risultato e partecipazione utili.

Via libera dal ministro del Lavoro e dal ministro dell’Economia alla tassazione agevolata per i premi di risultato e la partecipazione agli utili di impresa. Il decreto firmato oggi dà gambe a quanto previsto dalla legge di stabilità 2016 che per i salari di produttività e la partecipazione agli utili consente un’imposta sostitutiva del 10%, per un massimo di 2mila euro lordi che sale a 2500 euro per le aziende che “coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro”, ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 50 mila euro.

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Gianluca Passera – Lavoro: se anche il sindacato si accorge dei propri errori

Mettete un tranquillo giorno di lavoro, di quelli normalissimi per gli operai, a fine turno assemblea sindacale indetta dalla Cgil, ordine del giorno: analisi e votazione della “Carta dei diritti universali del lavoro”. Partecipo volentieri nonostante sia delegato Ugl, soprattutto perché il segretario della Cgil della mia federazione di competenza è persona che ispira non poca fiducia, nelle nostre discussioni ho avuto modo di percepire in lui un forte idealismo.

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Augusto Grandi – Cogestione, quell’articolo 46 della Costituzione dimenticato e tradito da tutti.

Per una larga parte dei maschi italiani, e anche per molte femmine, il 46 e’ semplicemente “il numero di Valentino”. Ossia di Rossi, il campione di motociclismo. Ma 46 e’ anche il numero dell’articolo della costituzione italiana che prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Articolo, ovviamente, mai applicato in Italia.Perché la costituzione viene sbandierata quando va comodo ed ignorata quando comodo non fa. E l’articolo 46 comodo non fa. A nessuno.

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Quale futuro per il mondo della cooperazione ?

Tito Menzani, Cooperative: persone oltre che imprese. Risultati di ricerca e spunti di riflessione sul movimento cooperativo, Rubettino, Soveria Mannelli, 2015

C’è storicamente un parallelismo tra la nascita delle cooperative, dei movimenti sindacali e l’affermarsi delle imprese capitalistiche durante il processo di industrializzazione in Inghilterra. Le cooperative nascono appunto come modello alternativo alla classica impresa capitalistica. In meno di due secoli, si contano nel mondo circa un miliardo di soci cooperanti. In Italia, le cooperative pesano per l’8% del PIL con 12 milioni di soci e 1.200 di dipendenti.

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