Mese dopo mese continua a salire il numero di contratti aziendali e territoriali sottoscritti per beneficiare della detassazione al 10% dei premi di produttività (o della completa esenzione fiscale in caso di conversione delle somme incentivanti in misure di welfare): al 16 agosto, ha reso noto ieri il ministero del Lavoro, sono stati inviati – attraverso la procedura telematica – 25.349 dichiarazioni di conformità (ben 1.258 in più rispetto alle 24.091 istanze rilevate a metà luglio).
Le dichiarazioni che si riferiscono a contratti tuttora attivi sono arrivate a 12.711 (+1.172 – erano 11.539 secondo la rilevazione del mese scorso); e spicca come a crescere siano essenzialmente i contratti territoriali, passati in 30 giorni da 2.053 a 2.252. Ciò significa che sta funzionando piuttosto bene l’accordo siglato a luglio 2016 tra Confidustria e Cgil, Cisl, Uil che, per la prima volta, in Italia, ha aperto le porte anche alle imprese, più piccole, prive, cioè, di rappresentanze sindacali, Rsu o Rsa, di poter erogare premi di risultato, collegati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, potendo beneficiare del trattamento fiscale agevolato re-introdotto con la legge di Stabilità 2016.
La fotografia scattata dal dicastero guidato da Giuliano Poletti ha confermato una certa “vitalità” della contrattazione di prossimità, come evidenziato anche dall’inchiesta del Sole 24 Ore : dall’avvio della procedura per il deposito telematico dei contratti aziendali e territoriali si sono contati, come detto, già 25.349 moduli inoltrati (viene coinvolta una platea di circa 5 milioni di dipendenti italiani).
«Sono numeri positivi – ha commentato Marco Leonardi, a capo del team economico di palazzo Chigi -. I governi Renzi e Gentiloni hanno puntato a incentivare i premi di risultato con l’obiettivo di allargare il numero di imprese coinvolte in chiave di maggior produttività e di alzare i salari dei lavoratori. La strada è giusta. Il premio medio annuo nei contratti aziendali è stato di circa 1.400 euro, si scende a 1.200 euro negli accordi territoriali. Quasi una mensilità aggiuntiva, peraltro detassata».
Certo, la contrattazione di secondo livello è ancora presente essenzialmente da Roma in su: ai primi posti Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana. Il Meridione è in affanno. Ma il dato positivo è che, piano piano, sempre più imprese iniziano ad avvicinarsi allo strumento, e le misure previste sono decisamente innovative: dei 12.711 contratti attivi, infatti, ben 9.989 si propongono di raggiungere obiettivi di produttività, 7.225 di redditività, 6.069 di qualità, 3.909, inoltre, prevedono misure di welfare aziendale, e 1.709 un piano di partecipazione. Anche quest’ultimo dato è in crescita, a metà luglio si fermava a quota 1.588. «Sul risultato potrebbe aver inciso l’incentivo ad hoc pure per le imprese che prevedono la partecipazione dei lavoratori introdotto dalla manovrina 2017 (riduzione di venti punti percentuali dell’aliquota contributiva su una quota delle erogazioni premiali non superiore a 800 euro, ndr) – ha spiegato Gugliemo Loy (Uil) -. Una mossa che probabilmente sta aiutando a far emergere accordi paritetici “informali” in diverse aziende».