L’anno scorso si è registrata una nuova progressione dei dipendenti azionisti in Europa, con una capitalizzazione detenuta pari a 433 miliardi di euro in azioni delle loro aziende, un nuovo record. Buone notizie per tutti coloro che possono beneficiare dei piani azionari per i dipendenti.
Nel 2021, lo sviluppo dell’azionariato dei dipendenti nelle grandi aziende europee è proseguito. Un numero crescente di aziende stanno predisponendo piani azionari per i dipendenti. Nel 2021, l’88% delle grandi aziende europee aveva piani azionari di ogni tipo per il personale, mentre il 53% aveva piani “ad ampia partecipazione” per tutto il personale e il 60% aveva piani di opzione azionaria. Infine, il 32% delle grandi aziende europee ha avviato nuovi piani di azionariato per il personale, una percentuale che tende ad aumentare di anno in anno.
Ciononostante, l’azionariato dei dipendenti è in pericolo in Europa. Sta diventando sempre meno democratico. L’anno scorso, il numero di dipendenti azionisti è diminuito ed è inferiore a quello di dieci anni fa; 7 milioni di dipendenti azionisti sono ora registrati nelle grandi aziende; se aggiungiamo un milione di azionisti dipendenti nelle PMI, il numero totale in Europa raggiunge gli 8 milioni. Il calo del tasso di democratizzazione dell’azionariato dei dipendenti è stato drammatico negli ultimi dieci anni. E la quota dei dipendenti nell’assetto proprietario delle grandi aziende europee sta diminuendo da cinque anni a questa parte.
Inoltre, si è verificato uno spostamento tra la quota detenuta dai dirigenti e quella dei dipendenti ordinari, ovvero la quota democratica di azionariato dei dipendenti. Per la prima volta nelle società europee quotate in borsa, la quota detenuta dai dirigenti supera quella dei dipendenti ordinari. In effetti, appena 15 anni fa, i dirigenti detenevano complessivamente l’1,06% rispetto all’1,45% dei dipendenti ordinari; oggi siamo all’1,53% per i dirigenti rispetto all’1,48% per gli altri dipendenti.
Un gruppo di 10.000 dirigenti (in media quattro per azienda) detiene ora una quota maggiore dei 34 milioni di dipendenti delle grandi aziende europee. Si tratta di più di 20 milioni di euro in media per ogni alto dirigente, contro 30.000 euro per ogni azionista dipendente ordinario.
Si noti inoltre che la quota detenuta dai dipendenti ordinari è tornata allo stesso livello di quindici anni fa. Questa osservazione conferma il fallimento dell’Europa nel promuovere una politica di azionariato dei dipendenti democratica. Promuovere la proprietà democratica dei dipendenti è infatti una scelta politica, in genere sostenuta da incentivi fiscali. Senza sostegno, il/la dipendente medio/a non può permettersi di investire finanziariamente nella sua azienda. Pochi paesi europei lo fanno in modo efficace.
Al contrario, osserviamo che ai massimi dirigenti non sono mancate le risorse per farlo. Le politiche pubbliche a sostegno dell’azionariato dei dipendenti, dove esistono, sono state mal calibrate e abusate dai top manager? Possiamo vedere che non è questo il caso; infatti, la quota dell’1,53% derivante dall’esercizio di opzioni azionarie e di altri piani è microscopica, dato che rappresenta solo lo 0,05%.
Ma dove, in quali paesi la quota dei dirigenti si è moltiplicata di più negli ultimi quindici anni, e dove è rimasta contenuta? La quota dei dirigenti è aumentata maggiormente nei paesi in cui i l’assenza di piani azionari democratici è più marcata. E dove è stata contenuta la quota dei dirigenti? Dove la proprietà democratica dei dipendenti è più radicata. Questo è in particolare il caso della Francia, il paese con la più alta quota di dipendenti ordinari in Europa (3,50%), e il raro paese in cui la quota dei dirigenti non è aumentata, essendo attualmente allo stesso livello di quindici anni fa (1,05%).
I fatti sono chiari: la proprietà democratica dei dipendenti è una garanzia di equilibrio. La sua assenza o debolezza apre la porta a un’impennata della quota detenuta dai dirigenti.