Lavoro, Rossi: “Per il suo futuro occorrono dialogo e fiducia, ma anche partecipazione”.

“Per affrontare il futuro del mondo del lavoro sia a livello globale e sia a livello nazionale occorrono dialogo, fiducia e apertura, come indicato dal direttore Generale dell’Oil, Guy Ryder, ma anche attraverso un ‘patto’ tra i lavoratori, le aziende e le istituzioni per l’attuazione dell’art. 46 della Costituzione, sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese”.

Lo ha detto il segretario confederale dell’Ugl, Ermenegildo Rossi, intervenendo al convegno alla Camera su ‘Il futuro del lavoro’. I dati ufficializzati oggi sono sconcertanti: nel 2030 avremo bisogno di 600 milioni di posti di lavoro a livello globale, mentre oggi i disoccupati sono circa 200 milioni con un incremento di 30 milioni in più dal 2008. Oltretutto in Italia, negli ultimi anni, la produzione industriale ha segnato un – 22% pari a 750.000 posti di lavoro persi e un decremento di 9 punti percentuali sul Pil. Ecco perché riteniamo che l’innovazione tecnologica nei processi produttivi può essere un’opportunità a patto che le imprese non massimizzino i benefici immediati, senza poi un adeguamento professionale del personale con un costante aggiornamento delle procedure. Di innovazione si deve parlare anche nel Pubblico impiego, dove la formazione e la riqualificazione del personale sono elementi fondamentali al fine di un rapporto con il sistema produttivo e i cittadini, anche per questo occorrono adeguate risorse economiche”.  Quanto all’immigrazione, altro tema affrontato nel convegno, secondo Ermenegildo Rossi “potrebbe essere una soluzione istituire una cabina di regia per colmare la mancanza di coordinamento istituzionale in materia, perché la tutela dei diritti degli immigrati è prioritaria, anche per contrastare ogni forma di sfruttamento, dal Caporalato al sommerso passando per i gap salariali. “Va sottolineato – ha detto in conclusione – che in Italia non possiamo soltanto parlare di immigrazione ma anche di emigrazione: migliaia di giovani lasciano il nostro Paese, fenomeno che in senso globale può essere considerato un’opportunità, ma da un’ottica nazionale è urgente porsi delle domande e trovare le opportune risposte in merito ai motivi che impediscono all’Italia di trattenere e valorizzare tanta ricchezza di professionalità”.

(www.ugl.it, 12.10.2016)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *