L’annuncio del sindaco, Stefano Lo Russo, sulla volontà di inserire un rappresentante dei lavoratori nel prossimo consiglio di amministrazione di Gtt ha creato «un acceso dibattito» tra i sindacati. Un po’ perché non si aspettavano una decisione del genere, un po’ perché sarebbe un modello di gestione totalmente innovativo in Italia che, a differenza della Germania dove invece è già collaudato, non ha nemmeno una chiara cornice normativa.
È il senso dell’affondo del segretario regionale della Cgil Giorgio Airaudo che, schierando di fatto la sigla contro la proposta, ha anche accusato il sindaco di cercare facili scorciatoie rispetto a quelli che sono i veri problemi dell’azienda. Aprendo così un fronte nel sindacato, dove invece le altre sigle confederali sono di avviso opposto rispetto alla Cgil.
Per la Cisl c’è la «volontà di parlarne senza pregiudizi». Lo sottolinea il segretario generale di Torino, Domenico Lo Bianco: «Abbiamo accolto con favore e con interesse la proposta formulata dal sindaco che, seppur a sorpresa e in modo improvviso, potrebbe segnare una svolta sia sul piano delle relazioni sindacali, sia sul piano della gestione della più grande azienda pubblica della città». La Cisl, quindi, si dice disponibile, in assenza di norme specifiche, a individuare un percorso, anche attraverso un patto tra le parti che definisca ruoli e perimetro di azione dell’eventuale rappresentante dei lavoratori nel cda.
Sullo sfondo restano le sfide che l’azienda deve affrontare: puntare a un trasporto di qualità ma con la necessità di riportare in ordine il bilancio allo stesso tempo investendo in sostenibilità ambientale e mantenendo i livelli occupazionali. «Da sempre consideriamo la partecipazione dei lavoratori nell’impresa il mezzo che consente di intervenire direttamente sul cambiamento economico e sociale ponendo un nuovo equilibrio tra lavoro e capitale – aggiunge Lo Bianco -. Il messaggio che è passato da Lo Russo sembra più una boutade ma si può costruire davvero un percorso che metta al centro la qualità del lavoro».
Il segretario generale della Uil, Gianni Cortese, dice di aver «apprezzato» la proposta ma ricorda che il piano normativo è carente, come ha già anche commentato Airaudo che ha parlato di una «proposta maliziosa» del sindaco perché «per farlo serve una legge che garantisca questa presenza». «Voglio precisare che l’articolo 46 della Costituzione stabilisce che “la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende”, rinviando espressamente alla legge la disciplina in materia. La normativa non è mai stata emanata, perché è mancata nel movimento sindacale una posizione comune e perché il sistema delle imprese ha, di fatto, rifiutato di discuterne seriamente», sostiene Cortese.
Quindi, per il segretario Uil, «dobbiamo rilanciare con forza il tema per assumere un ruolo attivo. La partecipazione dovrebbe diventare un elemento costante, da non utilizzare solo durante le fasi di crisi». Una partecipazione «che potrebbe concretizzarsi nell’affiancamento di specifici organismi agli attuali livelli di gestione dell’azienda, dotandoli di poteri di controllo e di partecipazione al percorso decisionale. Non pensiamo a forme di gestione diretta, che sono prerogativa degli imprenditori».