Nuove pubblicazioni e articoli di stampa confermano la ripresa di attenzione attorno al tema della partecipazione dei lavoratori dentro i processi produttivi aziendali. Sembra più che plausibile che in diversi casi questa ripresa d’interesse abbia una finalità non dichiarata: l’esaltazione della centralità e dell’autonomia del contesto aziendale al fine di depotenziare il contratto nazionale e di ridurre, in generale, il ruolo della rappresentanza sindacale collettiva, confinandola in azienda e restringendola a tematiche tipicamente difensive.
Sarebbe però sbagliato – soprattutto da parte del sindacato – limitarsi a evidenziare la strumentalità di alcuni approcci e sottovalutare una questione che in effetti è centrale nella ridefinizione non solo dei rapporti di potere in azienda, ma anche più in generale degli assetti sociali e culturali delle economie più avanzate.
È attorno a queste tematiche che sviluppa le sue argomentazioni il nuovo libro di Mario Sai “Vento dell’Est”, del quale Rassegna ha già pubblicato l’introduzione firmata da Fabrizio Barca, e che sarà oggetto domani (giovedì 21 aprile), di una presentazione pubblica presso la Camera del lavoro di Bologna, organizzata dall’Ires regionale e dalla Fondazione Sabattini. Non si tratta semplicemente di rispolverare idee e riflessioni da troppo tempo finite in un cassetto, ma di cogliere il punto di novità che deriva in particolare dall’introduzione diffusa delle nuove tecnologie informatiche e digitali. Queste tecnologie, che richiedono comunque – per poter sviluppare pienamente le loro potenzialità – un maggior coinvolgimento attivo del lavoratore, consentono tuttavia anche forme di controllo più pervasive sul lavoro di ciascuno.
Il rilancio, a cui in varie accezioni assistiamo, del cosiddetto toyotismo e della filosofia del Kaizen (ossia dell’auto-attivazione, del miglioramento continuo da parte di ciascuno) trova appunto ragione nel tentativo di tracciare una strada che tenga insieme da un lato il necessario coinvolgimento attivo dei lavoratori e, dall’altro, il mantenimento accentrato delle funzioni di controllo gerarchico e di decisione strategica. È quella che Sai chiama “la partecipazione per via gerarchica”. Esiste allora un’altra strada che esalti la partecipazione del lavoro fino a renderla in qualche misura partecipe delle stesse scelte strategiche delle aziende? Capace di coniugare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie con le intuizioni anticipatrici contenute nel Protocollo Iri del 1984 e con alcune indicazioni contenute nello stesso protocollo del 1993, che poi non hanno avuto grande fortuna? Capace di rimettere al centro dei processi di cambiamento il ruolo e il valore del lavoro e, in particolare, del lavoro operaio? Ragionando intorno a questo e ad altri interrogativi, il libro di Sai offre alcuni spunti di risposta, ma vuole soprattutto richiamare il sindacato e la sinistra a un salto di qualità della loro riflessione collettiva.
(G. Guietti, www.rassegna.it, 20.04.2016)