«Dopo l’esperienza del Covid il tema della partecipazione si è fatto più urgente», ci dice Andrea Dellabianca, presidente nazionale di Compagnia delle Opere. Dellabianca parteciperà domani mercoledì 20 marzo all’incontro pubblico che Tempi e Cdo hanno organizzato a Milano intitolato “È finita la lotta di classe”.
Sarà l’occasione per confrontarsi insieme a Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, Lorenzo Malagola, deputato di Fratelli d’Italia, relatore del testo all’esame delle commissioni Lavoro e Finanze della Camera, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, sulla proposta di legge della Cisl per la regolamentazione e promozione della partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese.
«Chi lavora – prosegue Dellabianca – chiede sempre con maggiore insistenza di essere coinvolto in azienda. Per quanto ci riguarda più direttamente, la sfida è capire come questo coinvolgimento possa essere riconosciuto e tradotto anche nelle Piccole e medie imprese. Come tutti sanno, in queste realtà molto spesso l’imprenditore è anche un lavoratore».
Quel che Dellabianca apprezza della proposta di legge è «la voglia di mettersi in discussione: o le aziende e il sindacato si limitano a difendere le conquiste che hanno ottenuto in passato oppure capiscono, insieme, come innovare e stare al passo di un mondo che cambia».
In cosa è cambiato?
«La pandemia ha portato tutti alla consapevolezza che il modello secondo cui in azienda esiste uno o un ristretto gruppo che comanda e tutti gli altri che obbediscono, non funziona più. Proprio l’esperienza difficile del Covid ha invece mostrato che, laddove si sia instaurato un rapporto positivo e non conflittuale tra chi dirige l’azienda e chi vi lavora, questo ha avuto effetti positivi».
Quando parla di “effetti positivi”, Dellabianca intende proprio «risultati concreti. Ho appena incontrato un imprenditore del Lecchese che mi raccontava che l’aver coinvolto i lavoratori in alcune scelte aziendali ha dato risultati positivi sotto il profilo economico. D’altronde, ogni imprenditore sa che è sempre più difficile non solo trovare le professionalità adeguate al proprio settore, ma anche poi saperle continuamente motivare e trattenere. C’è un risvolto economico che è sempre importante, ma non è l’unico. Saper condividere una “visione” su ciò che l’azienda fa, decidere insieme i profili di crescita professionale, capire come migliorare il prodotto è ciò che permette a tutti, nel rispetto dei ruoli, di fare una “impresa” comune».
Una leadership più decisa, Se partecipare è meglio che litigare – e questo è chiaro a tutti – che cosa è chiesto agli imprenditori? Non potrebbero aver timore di “perdere” le redini dell’azienda?
«L’adesione è su basa volontaria, quindi nessuno deve sentirsi obbligato a fare qualcosa in cui non crede – risponde il presidente della Cdo -, ma io direi che questa “corresponsabilità” non inficia la leadership, ma ne chiede una più decisa e forte perché spinge l’imprenditore ad esplicitare dove vuole portare l’azienda e, soprattutto, con chi. Quel che mi pare chiaro della proposta di legge della Cisl è che non pone il problema della partecipazione su un piano, se così vogliamo dire, “etico” (gli imprenditori “buoni” coinvolgono i loro dipendenti), ma su un piano concreto, fattuale, anche perché esperienze di questo tipo non sono da “inventare”, esistono già e vanno riconosciute e incentivate».
Per questo, conclude Dellabianca, «c’è da augurarsi che la proposta vada avanti e che si pensi, poi, in fase di attuazione, a come formare e coinvolgere gli imprenditori. Questa è una buona idea che funziona e funzionerà se, superate ormai divisioni e ideologie novecentesche che hanno fatto il loro tempo, sia lavoratori sia imprenditori comprenderanno sempre più i reciproci vantaggi di questo modo di lavorare. Perché, appunto, è finita la lotta di classe».
(Tempi)