Quando le aziende dichiarano di agire socialmente e nel rispetto dell’ambiente, l’acronimo di riferimento è CSR, Corporate Social Responsibility. Il fatto che ciò accada dipende dalla misura in cui i dipendenti membri del Consiglio di Sorveglianza possano avere voce in capitolo. Lo sostengono Robert Scholz e Sigurt Vitols del Social Science Research Center di Berlino in un’indagine finanziata dalla Fondazione Hans Böckler.
I due ricercatori hanno valutato i dati di 96 aziende tedesche dal 2006 al 2014. Con l’aiuto dell’indice di co-determinazione MB-ix che hanno sviluppato, hanno accertato quanto saldamente siano istituzionalmente garantiti i diritti di codeterminazione dei membri del Consiglio di Sorveglianza.
Inoltre, hanno analizzato varie dimensioni della politica CSR. Nel fare ciò, Scholz e Vitols distinguono tra pratiche simboliche, che hanno più un carattere “cerimoniale” e si concentrano sulla visibilità pubblica, e misure sostanziali che portano a cambiamenti misurabili a livello operativo. La prima categoria comprende gli impegni verbali alla responsabilità sociale assunti dai dirigenti in pubblico e la mera appartenenza al programma Global Compact delle Nazioni Unite, impegni pertanto di livello minimo.