Mi occupo di innovazione strategica e organizzativa. Sono un divoratore di libri di business, amante della natura, viaggiatore “seriale” attualmente fermo e in attesa di riprendere i ritmi di prima. Da 7 anni lavoro al mio sogno, Seedble, e con orgoglio, insieme al mio socio Giovanni Tufani, guido un fantastico team di persone che vuole migliorare il mondo stimolando e facilitando l’innovazione.
L’approccio all’innovazione che proponete si chiama “coalescence innovation”, una terminologia scientifica applicata ai processi di innovazione che rafforzano la contaminazione e la partecipazione degli individui per generare impatti positivi sul Pianeta. Ci racconta la storia dell’ideazione di questo paradigma da parte di Seedble?
Tutto ha inizio nel 2019, di ritorno da un talk al WMF 2019 in cui ci eravamo confrontati e contaminati con diversi innovatori. Abbiamo pensato: perché non approcciarsi all’innovazione pensando a una missione più alta e nobile come quella di sviluppare progetti, servizi e prodotti a supporto del nostro Pianeta? Perché non applicare il paradigma aperto e collaborativo dell’open innovation per inseguire l’innovazione e generare impatti sociali? Perché non aggregare sempre più player intorno a una visione comune e creare ecosistemi virtuosi in cui l’innovazione può generare impatti positivi e incrementali nel tempo? La risposta è nella Coalescence Innovation, ossia quel paradigma che eredita gli elementi caratterizzanti dell’innovazione sociale e aperta, unendoli in un unico schema, proprio come il fenomeno della coalescenza si manifesta quando due entità si attraggono spontaneamente fino a fondersi e trasformarsi in un’entità di più grandi dimensioni.
I “change agents” sono, metaforicamente, le particelle che si uniscono per avviare l’innovazione e devono possedere un forte spirito partecipativo: dove e come si trovano all’interno di un’organizzazione?
La Coalescence Innovation è un nuovo paradigma per costruire ecosistemi, diffondere e democratizzare l’innovazione. Ogni innovatore gioca pertanto un ruolo fondamentale al punto tale da eleggersi a change agent attivando l’innovazione e scatenando quell’effetto domino necessario per creare ecosistemi di innovazione. Ogni organizzazione ha i suoi innovatori; c’è chi riesce a esprimere maggiormente il suo talento, chi no. Dipende molto dal contesto. Laddove c’è un terreno fertile, le idee possono germogliare più facilmente e trovare spazio e interesse da parte di altri. Laboratori di idee, workshop, sessioni di prototipazione sono tutte tecniche per scovare gli innovatori in azienda e metterli alla prova.
La partecipazione dei lavoratori all’impresa è oggi osservata da molti punti di vista: organizzativa, strategica, azionaria, economica, diretta, formale, incisiva, progettuale, sindacale,ecc.. e il dibattito spesso verte sulla necessità o meno di regolarla con normative specifiche: lei ha offerto e offre “strategic advisory” a moltissime imprese, quale tipo di spirito partecipativo ha riscontrato nelle organizzazioni aziendali? Può e deve essere rafforzato? Se sì, come?
Ci sono ancora poche aziende che interpretano l’innovazione dall’interno. Si pensa sempre che l’innovazione debba manifestarsi sul mercato e verso l’esterno. Giusto, ma deve avere radici all’interno dell’organizzazione altrimenti si tratta solo di azioni di marketing per guadagnare l’attenzione dei media. Trasformare i propri lavoratori in imprenditori – si parla di intrapreneurship – è una delle più grandi sfide odierne per le aziende che vogliono garantire continuità nei processi di crescita ed evoluzione. Si parte sempre dal top management: se l’imprenditore o il CEO è visionario si è sulla buona strada. In alternativa il percorso è molto lungo e non sempre si conclude con il successo. Fare innovazione è strettamente legato al futuro di ogni organizzazione, pertanto deve essere l’unica strategia per evolversi. Noi interveniamo sempre con workshop e sessioni ispirazionali per sbloccare il potenziale delle persone e attivare un processo creativo che spesso si trasforma in azioni molto più collettive, come laboratori di idee, hackathon, progetti di co-innovazione con startup o spin-off con community tech e Università.