Ci parla di lei ?
Mi chiamo Rudi Contri, ho 49 anni, lavoro con contratto a tempo indeterminato in una azienda della grande distribuzione. Il mio percorso lavorativo ha incrociato anche piccole aziende del settore agroalimentare, anche per questo il mio incontro col sindacato è avvenuto in un secondo momento, con l’ingresso nella “grande azienda”. In precedenza i rapporti col sindacato erano comunque costanti e frequenti per la mia attività volontaria nell’associazionismo e nella politica. Per il resto sono molto curioso, amo lo sport, vado regolarmente in bici, ascolto tantissima musica e diciamo che l’enogastronomia non mi lascia indifferente.
La sua definizione di democrazia in azienda ?
La democrazia in azienda è soprattutto una questione di equilibrio e maturità: nasce dall’ incontro delle esigenze del lavoratore e del suo datore e dovrebbe essere il volano di buone condizioni di lavoro e buoni risultati aziendali. Purtroppo questo è l’assunto: in realtà spesso la diffidenza nei sindacati diventa ostilità e temo che in qualche azienda il ridimensionamento o l’annullamento del sindacato sia metodo di selezione dei gruppi dirigenti. Ovvio che un’ azione produca una reazione se non uguale, almeno contraria, e dunque diventa semplicemente un muro contro muro. E nelle battaglie, si sa, non esiste molta democrazia, comandano i generali. E da lì, nella visione ottimista comincia la contrattazione; certo che il lavoratore di base, per così dire, fa fatica a far passare le istanze pratiche di miglioramento delle proprie condizioni di lavoro. Si lavora per capitoli generali, che convengono generalmente al datore di lavoro: nel mio settore infatti la pratica diffusa è la disdetta dei contratti integrativi, nati dalle diverse esigenze dei lavoratori di diverse aziende.
E il suo punto di vista sulla democrazia in azienda ?
Il mio punto di vista sulla democrazia in azienda è quello del lavoratore ed è quello che le donne e gli uomini che sono dipendenti di una azienda hanno il diritto e il dovere di partecipare criticamente alla produzione. Per il punto di vista delle aziende bisognerebbe chiedere a loro, ma non credo coincida col mio.