Sono dal 2010 il segretario generale di Filcams Cgil Verona, categoria che si occupa dei settori del commercio, turismo e dei servizi in provincia di Verona. Ho iniziato a 26 anni ad impegnarmi a tempo pieno nel sindacato Cgil di Verona. All’inizio nella categoria delle costruzioni dove ho imparato l’importanza, anche per l’azione sindacale, del termine “costruire” inteso come consenso, proposte e relazioni con il territorio. Successivamente ho fatto una lunga esperienza nella categoria della moda tessile e calzaturiera dove ho compreso l’impegno delle donne nella nostra società, normalmente caricate di doppio lavoro (domestico e in azienda) se non triplo (cura dei familiari) cosa meno diffusa tra gli uomini. Questo evidenzia che resta ancora molta strada da fare insieme, donne e uomini, per ottenere delle vere pari opportunità tra i generi. Nel mio tempo libero amo stare con la mia famiglia, camminare, andare in bicicletta e coltivare un po’ di sano senso dell’umorismo.
Ci fornisce la sua definizione di democrazia in azienda ?
La democrazia (governo del popolo) in azienda deve restare un obiettivo ambizioso e necessario per attuare il principio di uguaglianza, rispetto e pari dignità tra i cittadini anche sul luogo di lavoro. In azienda ciò si realizza con una conduzione dell’impresa che tenga conto delle opinioni di tutte le lavoratrici e lavoratori. Coinvolgendo i dipendenti tramite i rappresentanti sindacali soprattutto nella organizzazione del lavoro per concordarne modalità rispettose di buone condizioni di lavoro (orari, sicurezza e salute, stress, conciliazione tempi di vita e di lavoro per donne e uomini). Inoltre occorre un confronto continuo con i rappresentanti sindacali in termini di trasparenza sui dati dell’andamento e sul circuito delle informazioni che permetta una vera e completa conoscenza della situazione aziendale.
Ci fornisce il suo punto di vista sulla democrazia in azienda ?
Significa per me garantire che il luogo di lavoro sia rispettoso dei principi sopra esposti. Perché ritengo che sia ancora predominante l’idea che l’azienda è mia e le regole le stabilisco io ( imprenditore, capo, manager ecc.) senza considerare invece le regole previste dai contratti di lavoro e dalle leggi. Quando si è in azienda, si diventa in pratica cittadini di serie B. Come se varcando la soglia del luogo di lavoro si fosse in un altro pianeta con diverse regole di convivenza molto autoritarie tra direzione e lavoratori e poco rispondenti alle norme di convivenza civile di un paese democratico come il nostro.