Il governo ha chiesto alla Commissione Lavoro del Senato di sospendere l’esame del disegno di legge sulla partecipazione dei lavoratori perché ha comunicato di voler sollecitare le parti sociali, anche convocandole, a ridefinire le regole della contrattazione collettiva facendole evolvere verso una maggiore attenzione alla dimensione aziendale. Le pratiche partecipative sono l’espressione più evoluta della contrattazione aziendale ed è quindi evidente il nesso tra esse e la evoluzione della contrattazione collettiva verso la dimensione aziendale.
A conclusione di questa fase negoziale tra le parti sociali, il governo valuterà se siano necessari interventi normativi di supporto alla contrattazione collettiva. Questi eventuali interventi normativi verranno presentati presso la Commissione Lavoro del Senato quali emendamenti al ddl sulla partecipazione.
È apprezzabile la volontà del governo di considerare materia integrabile la evoluzione della contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa. Infatti è necessario evolvere da un modello contrattuale conflittuale ad un modello cooperativo-partecipativo e conseguentemente evolvere dalla dimensione nazionale, nella quale più si verifica l’astrazione dalla concretezza delle esigenze delle imprese e dei lavoratori, a quella dimensione aziendale in cui invece è proprio la concretezza delle pressioni competitive a sollecitare condivisione, cooperazione e partecipazione tra imprese e lavoratori.
Auspico che le parti possano raggiungere nuove intese e che l’eventuale intervento normativo si limiti a funzioni di sostegno dell’autonomia degli attori sociali e non la irrigidisca in alcun modo entro gabbie normative con possibili esiti di contenzioso giudiziario.
(M. Sacconi, www.amicimarcobiagi.com, 17.06.2015)