Donata Gottardi è professoressa ordinaria di Diritto del lavoro presso il dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Verona. E’ stata Parlamentare europea, dal 2006 al 2009, componente della Commissione economica e monetaria, della Commissione occupazione e della Commissione parità di genere. Dirige il Dipartimento di Scienze giuridiche dal 2010. Coordina il progetto di ricerca ‘LEGAL_frame_WORK, Lavoro e legalità nella società dell’inclusione”, finanziato dal Ministero dell’Università, per il triennio 2013-2016, il progetto di ricerca ‘Close the deal, fill the gap’, finanziato dalla Commissione europea – Progress, per il biennio 2015-2016 e partecipa al progetto REINDIE, “International industrial relations: increasing and disseminating expertise. Focus on the Mediterranean countries”, finanziato dalla Commissione europea. E’ Presidente dell’IRES Veneto.
Soprattutto è stata molto cortese a ricevermi per uno scambio di idee sull’attualità dei temi della partecipazione e, come prevedibile, molti sono stati gli spunti di dibattito che ha sollevato nel corso della conversazione e su due desidero soffermarmi.
L’esperienza di membro del Consiglio di Sorveglianza della Banca Popolare di Milano è stata una forte delusione.
“Vede di Palma, la riforma del diritto societario entrata in vigore nel 2004 attribuisce in primis al Consiglio di Sorveglianza la vigilanza sulla gestione e la verifica circa l’adeguatezza e il concreto funzionamento dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società, funzioni tipiche del Collegio Sindacale nel sistema monistico tradizionale. Certo, altre responsabilità formali in merito alla nomina, alla revoca e alla gestione dei rapporti con i membri del Consiglio di Gestione sono di competenza del CdS, ma la vera criticità del sistema duale italiano, a differenza del sistema tedesco, è che il CdS è costituito unicamente dai rappresentanti degli azionisti, non anche dei lavoratori”. Già, la BPM è una società cooperativa, i lavoratori sono soci e vige il voto capitario, una testa, un voto; e quindi di cosa avete parlato nel corso delle vostre sedute ? “Procedure, regole aziendali, Codice Etico e compliance. Detto questo, è stata un’esperienza interessante e formativa, ma mi sono resa conto che il lavoro congiunto di esperti di diritto commerciale e diritto del lavoro avrebbe consentito la redazione di un testo di più ampie vedute e, soprattutto, allineato all’essenza del sistema tedesco, la partecipazione dei lavoratori alla gestione degli indirizzi strategici dell’impresa”.
Quindi, a che punto siamo con la partecipazione in Italia ? Il recente decreto sui premi di risultato è forse il primo, per quanto debole, segnale formale che alla pratica partecipativa viene riconosciuto il ruolo di ammortizzatore sociale, innovativo e “contro-recessivo” ?
“E’ possibile e realistico che la partecipazione, in contesti specifici, rafforzi la sostenibilità dell’impresa. Personalmente condivido la proposta di legge del gruppo di giuslavoristi che fa capo alla rivista “Diritti Lavori Mercati”: gli art. 39, la contrattazione, e l’art. 46, la partecipazione, della Costituzione Italiana devono essere trattati congiuntamente, non vi è contrapposizione tra integrazione e autonomia. E sì, è necessario l’intervento formale del legislatore.”
La saluto a malincuore, per chi pratica le relazioni di lavoro e consiglia pratiche partecipative, confrontarsi con esperti del calibro di Donata Gottardi è sempre fonte di valore aggiunto.