La partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese resta un elemento fondamentale dell’attività sindacale. Ma oggi serve “un’ottica innovativa che tenda ad ampliarne il processo, coinvolgendo non solo i lavoratori, ma il sistema territoriale, le filiere produttive, i poli della formazione e della conoscenza, attraverso un’operazione preventiva che miri alla condivisione degli obiettivi all’interno dell’impresa”.
A dirlo è il segretario confederale Cgil Vincenzo Colla, partecipando lunedì 5 gennaio a Milano a un’iniziativa di Unipolis, presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, insieme al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, alla segretaria generale Cisl AnnaMaria Furlan, al presidente di Confindustria Emilia Romagna Alberto Vacchi, a Maurizio De Santis (responsabile Cooperative industriali Legacoop) e al presidente di Unipol Pierluigi Stefanini.
“La quarta rivoluzione industriale è un processo del tutto innovativo, che arriva con una velocità spiazzante nei luoghi di lavoro, polarizzando il lavoro verso l’alto e verso il basso e che, se non governata, si abbatterà rovinosamente sulle persone” ha spiegato Colla: “Il compito del sindacato non è tentare di fermare questo processo, ma, al contrario, fare la propria parte, contrattare ogni cambiamento e contribuire al suo governo”. Per il segretario confederale serve un percorso democratico e inclusivo che “ricostituisca il ‘ceto medio’ dei lavoratori e dell’impresa, fuori da polarizzazioni parossistiche che vedono, da una parte, la punta più avanzata della specializzazione, dall’altra, la precarizzazione di fasce ampie di lavoratori che il meccanismo competitivo interno ed esterno tende a espellere, quando invece il primo elemento della necessaria redistribuzione è la stabilizzazione dei giovani”.
Occorre dunque trovare una modalità di governo dei processi innovativi, conclude Colla, che “crei cultura, trascinando dentro la parte preponderante del tessuto produttivo. Perché l’idea che deve sottendere alla partecipazione è un’idea culturale che punti, ancora di più oggi, sul valore della ‘tenuta’ e della coesione sociale. Per attuarla occorrono soggetti sociali forti e una legge sulla rappresentanza che ne sancisca l’effettiva rappresentatività. Sapendo che questa nuova forma è la sola partecipazione che crea comunità per lo sviluppo democratico del Paese”.
(www.rassegna.it, 06.02.2018)