La partecipazione del lavoro: una storia italiana.

L’esperienza dei Consigli di Gestione e della democrazia industriale in italia. La ripubblicazione degli atti di un convegno a Milano, a cura di Giuseppe Amari.

In un momento in cui cresce il potere dell’impresa sul lavoro, in cui la politica contesta il ruolo delle organizzazioni sindacali, in cui l’espansione del precariato ribadisce la subordinazione delle persone a scelte produttive sulle quali non hanno alcun modo di contare, appare singolare, ma per questo apprezzabile, la scelta delle Edizioni Ediesse di sollevare una riflessione sulla democrazia industriale in Italia con la ripubblicazione degli Atti del Convegno di Milano (febbraio 1946) – Amari G. (a cura di), I Consigli di Gestione e la democrazia industriale e sociale in Italia. Storia e prospettive, Roma: Ediesse, 2014 (pp. 352, € 18,00) – nel corso del quale viene affrontata la questione se e come radicare nelle nuove istituzioni repubblicane l’esperienza dei Consigli di Gestione.

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Valorizzare i CAE per rafforzare i diritti dei lavoratori.

Concluso ad Alghero il progetto europeo APF-FIBA.

Rafforzare le alleanze con i sindacati degli altri Paesi europei e valorizzare i CAE, per dare una prospettiva ai lavoratori del settore coinvolti nei processi di ristrutturazione aziendale” questa la strategia della Fiba Nazionale espressa da Pier Luigi Ledda ad Alghero nelle conclusioni della Conferenza Finale Transnazionale del progetto europeo  “Accordi quadro globali Dichiarazioni comuni: Cae sindacati insieme per promuovere i diritti di partecipazione dei lavoratori”.

(A. Masiello, www.fiba.it, 20.10.2014)

Il modello tedesco di democrazia industriale.

La crisi attuale ha una triplice natura – finanziaria, ecologica e di iniqua distribuzione dei redditi – e secondo Enrico Grazzini è strettamente legata al modello anglosassone di organizzazione aziendale. Nel suo libro MANIFESTO PER LA DEMOCRAZIA ECONOMICA, Grazzini distingue infatti due modelli di “corporate governance”, due diversi modelli di governo delle grandi imprese: il modello anglosassone, basato su un unico consiglio di amministrazione nominato dalla proprietà dell’azienda (cioè dagli azionisti) e gestito di fatto dai manager; e il modello tedesco che invece è duale, perché prevede da un lato il consiglio di gestione, i cui manager si occupano dell’operatività ordinaria dell’azienda (dalla produzione alla vendita), e dall’altro un consiglio di sorveglianza che ha poteri circoscritti ma di grande importanza: nomina i membri del consiglio di gestione, approva il bilancio e decide sulle grandi scelte strategiche dell’azienda, le operazioni societarie (fusioni, scissioni, incorporazioni), gli investimenti e le delocalizzazioni.

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Salariati o soci ? Fim Venezia si confronta sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa.

Scriveva Giulio Pastore, il fondatore della Cisl, che “La partecipazione agli utili, al capitale azionario ed il controllo dell’amministrazione, rendono l’operaio non più salariato ma cooperatore interessato e responsabile”.  Non era un pensiero eversivo, si ancorava piuttosto alla (allora) nuovissima Costituzione repubblicana che all’art. 46 dispone “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.

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Elogio della democrazia economica.

Senza democrazia nell’economia non esiste vera democrazia. E senza la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori l’Europa non uscirà dalla sua grave crisi economica e politica. MicroMega pubblica un estratto dal “Manifesto per la Democrazia Economica” di Enrico Grazzini, in questi giorni in libreria per Castelvecchi Editore. 

http://temi.repubblica.it/micromega-online/elogio-della-democrazia-economica/