Prima chiudiamo i contratti poi discutiamo di partecipazione.

Camusso replica a Squinzi: i salari vanno aumentati non diminuiti.

(…) In questa stagione il tema nuovo è quello della partecipazione dei lavoratori e della democrazia economica. Confindustria è pronta ?

(…) E la produttività ? Bisogna farla crescere. bisogna rendere il sistema più competitivo. Come ? Con nuovi modelli organizzativi, con l’innovazione, con la partecipazione e con la contrattazione.

(…) Si parla sempre di modello tedesco: imitiamolo, imitiamo la Volkswagen.

(…) Non so se Confindustria sarà interessata a questa forma di partecipazione… So benissimo che hanno sempre cercato di evitare modelli di effettiva condivisione delle scelte in azienda. Ma non mi si dica che la sfida della modernità è il ritorno all’antico.

(R. Giovannini, La Stampa, 13.09.2015)

Un contratto per tornare a competere. I sindacati facciano scelte coraggiose.

Intervista al presidente di Confindustria Squinzi, che sfida i sindacati sul coraggio di cambiare.

(…) Confindustria vuole salari legati alla produttività e il welfare aziendale.

(…) Vogliamo mantenere il contratto nazionale, ma le regole cambino. Non è più possibile anticipare l’inflazione e serve flessibilità.

(…) Serve un accordo innovativo perchè il mondo è cambiato. Chiudere intese con le vecchie regole significa rimandare.

(F. Manacorda, La Stampa, 12.09.2015)

Che cosa occorre cambiare nel nostro sistema di relazioni industriali, e perchè.

“SGABBIARE” LA CONTRATTAZIONE NELL’IMPRESA È INDISPENSABILE PER UN MIGLIORE COLLEGAMENTO FRA RETRIBUZIONE E PERFORMANCE AZIENDALE E PER CONSENTIRE LA SCOMMESSA COMUNE DEI LAVORATORI CON L’IMPRENDITORE SUL PIANO INDUSTRIALE PIÙ INNOVATIVO

Intervista a cura di Fabio Paluccio, pubblicata dall’Agenzia di Stampa Adn Kronos il 21 agosto 2015

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Professor Ichino, come giudica l’ipotesi di riforma del sistema della contrattazione collettiva allo studio del governo?

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Migliorare le performance, migliorare il salario: la proposta della CISL per un nuovo modello contrattuale.

La Cisl ritiene che il ruolo delle parti sociali sia indispensabile in un paese moderno per la realizzazione di un modello di democrazia diffusa e rispondente ai principi costituzionali che affermano il lavoro come elemento fondante della nostra repubblica. L’impresa e il lavoro sono l’asse costituente del nostro sistema economico e sociale ed i soggetti su cui costruire le prospettive di sviluppo e di benessere nel superamento di questa crisi che occorre sconfiggere. La regolazione dei rapporti di lavoro nell’ambito delle imprese e la certezza delle regole della rappresentanza delle parti sociali sono elementi centrali per il nostro sistema paese.

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Più forza ai contratti aziendali.

(…) Dal lavoro a termine alla somministrazione, dalla modifica delle mansioni al part-time, si sono modificati, con le aperture del decreto legislativo 81/2015, gli ambiti nei quali gli accordi di secondo livello possono modificare le regole generali dei singoli istituti.

(A. Rota Porta, Il Sole 24 Ore, 27.07.2015)

Parti sociali in cerca di intesa per riformare il modello contrattuale.

Sul modello contrattuale Confindustria, Cgil, Cisl e Uil cercano un’intesa. L’attuale sistema (scaduto alla fine dello scorso anno) che aggancia gli aumenti del contratto nazionale all’inflazione, o meglio all’indicatore Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato al netto degli energetici importati), ha fatto il suo tempo, non essendo più in grado di garantire ai lavoratori incremenenti consistenti.

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Contratti di 2° livello legati alla produttività.

«Il sindacato deve dare il suo contributo per la ripresa dell’economia e dell’occupazione, non per difendere l’esistente ma per rendere il nostro futuro meno incerto». Non è un caso che importanti personalita’ del mondo istituzionale ed economico (dal Presidente della Repubblica, Mattarella al Governatore della Banca d’Italia, Visco) abbiano sollecitato un impegno responsabile da parte delle organizzazioni sindacali per favorire la crescita e gli investimenti produttivi nel nostro Paese.

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Capitale e lavoro, ricominciamo dal modello Alba.

Speriamo che le parole con le quali Giovanni Ferrero ieri ha salutato per l’ultima volta suo padre non rimangano inascoltate. Quel richiamo a un patto tra capitale e lavoro, pronunciato in un’occasione così solenne, è un messaggio che non va cestinato.

(…) E’ vero che i Ferrero, parlando di lavoro, non l’hanno mai inteso e non lo intendono tantomeno oggi come sinonimo di sindacato. Per loro è stata sempre centrale la relazione con la persona e non la funzione di rappresentanza.

(…) Niente patto del produttore, quindi, con annessa ipotesi di supplire alle carenze della politica – come è stato più volte     teorizzato – ma un riallacciarsi a una tradizione largamente diffusa nelle company town d’Italia, le tante Schio o Valdagno.

(D. Di Vico, Corriere della Sera, 19.02.2015)

UBI, accordo con i sindacati su 500 esuberi.

(…) Le uscite saranno prepensionamenti concordati, oppure saranno ammortizzate attraverso l’accesso al fondo nazionale di sostegno al reddito; l’accordo prevede anche “un contenimento degli oneri derivante dai criteri di fruizione dei congedi e dal ricorso a forme di flessibilità” come il part-time o il telelavoro. UBI Banca procederà inoltre, tra il 2015 e il 2016, all’inserimento di 150 nuove risorse e alla stabilizzazione di 130 rapporti di lavoro temporaneo.

(M. Franzini, Milano Finanza, 27.11.2014)