Riforma dei contratti: proposta unitaria, ultima chiamata.

Il filo si era spezzato lo scorso 22 settembre quando a Roma la Cisl si presentò da sola in
Confindustria all’incontro sulla riforma dei modelli contrattuali. Da allora il confronto si fermato. Ora qualcosa si muove, almeno all’interno delle confederazioni. Il 25 novembre Cgil, Cisl e Uil hanno in agenda un tavolo tecnico in cui le tre segreterie cercheranno una
sintesi.  (…) Nel frattempo si è sbloccata l’agenda dei contratti di categoria. Qui la madre di
tutte le negoziazioni resta il contratto dei metalmeccanici (…)

(R. Querzè, Corriere della Sera, 14.11.2015)

Legge di Stabilità 2016: torna il premio di produttività fino a 2.500 euro.

Con la Legge di Stabilità 2016 torna la detassazione del premio di produttività per i lavoratori dipendenti. Introdotta nel 2008 in via sperimentale con l’intento di favorire la produttività dell’azienda, dopo la parentesi del 2015, anno in cui è rimasta priva di coperture, sono in arrivo importanti novità, con nuove regole più semplici.

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Contratti, sì al confronto, no ai muri di gomma.

“Aggiornare il sistema contrattuale non riguarda solo Confindustria, ma anche altre associazioni datoriali. E non è un’operazione al ribasso dei parametri salariali, come intende fare Squinzi, perché non è di questo che il Paese ha bisogno, se vuole rilanciare lo sviluppo. Per noi, riformare i contratti vuol dire ammodernare il sistema delle relazioni industriali, al cui interno confronto, partecipazione e contrattazione siano considerate delle risorse”. Così Franco Martini, segretario confederale Cgil, stamattina ai microfoni di Italia Parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1.

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Non solo contrattazione aziendale. Nuovo welfare e flessibilità.

(…) Ci si dimentica che tra le componenti del Clup (Costo del lavoro per unità di prodotto) il salario ha sempre meno peso e che sono ben altri i costi che pesano come macigni sul costo del lavoro come le spese contributive, le addizionali regionali, provinciali, ecc.. Ma il problema da affrontare è quello del modello d’impresa, e della relazione tra management e lavoratori.

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Rinnovo contrattuale, no alle brutte copie della Germania.

(…) La Germania non è poi quel paradiso della contrattazione che alcuni sognano. La copertura dei contratti collettivi si è notevolmente ridotta negli ultimi anni: raggiungeva l’80% dei lavoratori prima del 1990 (…), oggi si attesta al 45% nei Laender dell’Ovest e al 40% in quelli dell’Est. In Italia la contrattazione collettiva interessa l’85% dei lavoratori.

(…) Se si vuole trarre qualche lezione utile dalla Germania, andrebbe invece importato il modello di relazioni industriali della partecipazione, incrociandolo con le migliori pratiche contrattuali in Italia. Infatti, più che le riforme del mercato del lavoro del governo Schroeder, è stata la partecipazione dei lavoratori a favorire la difesa e poi il rilancio del sistema industriale tedesco, dell’occupazione e dei salari.

(M. Bentivogli (Segretario generale FIM CISL), l’Unità, 22.09.2015)

Taddei (PD): “Contratti, intesa a breve o interverrà il governo”.

«Non si decide sulla base di una singola riunione. Certo, il primo segnale non è stato positivo ma sono ancora fiducioso. Di sicuro il governo non aspetterà in eterno». Filippo Taddei è il responsabile economia del Pd. Sul nuovo modello contrattuale che darebbe più peso al secondo livello, cioè alla contrattazione territoriale e aziendale il governo aveva detto di aspettare un accordo fra sindacati e imprenditori. Ma anche che, senza accordo, sarebbe intervenuto per legge.

La settimana scorsa i sindacati Cgil e Uil non si sono presentati all’incontro con Confindustria. Fino a quando aspetterete prima di intervenire?

«Adesso siamo concentrati sulla legge di Stabilità, che terminerà il suo percorso parlamentare a fine anno. Una volta chiuso quel capitolo riporteremo l’attenzione sui contratti. Spero che nel frattempo le parti sociali abbiano trovato il modo di discutere e il coraggio di trovare una sintesi. Altrimenti saremo noi a fare il passo».

(…) Ma cosa può fare il contratto di secondo livello in più rispetto
a quello nazionale?
«Un esempio: per i lavoratori stagionali del turismo il problema è aiutarli a riallocarsi in un altro settore quando finisce la stagione. Secondo voi si può fare la stessa cosa in Sardegna e in Romagna?».

(L. Salvia, Corriere della Sera, 30.09.2015)