L’apertura di Theresa May alla partecipazione dei lavoratori all’impresa può aver colto di sorpresa l’opinione pubblica, soprattutto perché è stato uno degli argomenti con cui ha voluto esordire nel nuovo ruolo. In realtà lo considererei una conferma della trasversalità del tema che, in quanto tale, dovrebbe sottrarsi al dibattito politico ed essere valutato come possibile strumento di miglioramento della produttività aziendale. Nei contesti economici de-industrializzati, in particolare, si affermano i “lavoratori della conoscenza”, detentori di competenze specialistiche spesso di alto livello, la cui partecipazione agli organi amministrativi dell’impresa può velocizzare i processi decisionali e aumentare la propensione alla ricerca, allo sviluppo, all’innovazione. Da non sottovalutare, inoltre, l’attuale carenza di rappresentanza sindacale per queste categorie professionali, le quali, partecipando alla gestione, potrebbero contribuire alla trasformazione della “rituale” conflittualità in confronti aperti e apolitici. Gregorič fa riferimento al modello nordico e ne evidenzia i vantaggi in termini di flessibilità e di performance rispetto ad altre governance “stakeholder-friendly”; personalmente condivido, un ottimo esempio di gradualità nell’applicazione di modelli organizzativi innovativi che potrebbe fare breccia nel sistema delle PMI italiane. (nota del redattore)
Categoria Articolo → Contributi di pensiero
Manuela Maschke – Digitalizzazione: le sfide per la partecipazione dei lavoratori
Manuela Maschke è Head of Work and Codetermination unit presso la Fondazione Hans Boeckler; il suo contributo di pensiero di seguito allegato e pubblicato sull’ETUI Policy Brief, la newsletter dell’istituto di ricerca della Confederazione dei Sindacati Europei, è ricco di spunti ed esempi in merito alle sfide che la digitalizzazione impone alla contrattazione aziendale.
Ilaria Armaroli – Appunti di viaggio/3. Prime riflessioni sugli effetti del parametro OEE sui premi di risultato e le relazioni industriali
Gli appunti di viaggio di Ilaria Armaroli sono sempre stimolanti per chi si occupa di partecipazione. Ricorrono la distinzione tra cultura e indicatori di performance (OEE) della pratica partecipativa e l’importanza del ruolo degli agenti di trasformazione del progetto partecipativo in strumento di miglioramento continuo della produttività e, al contempo, della soddisfazione del collaboratore. Titolari di azienda, manager, rappresentanti sindacali, formatori: a loro il compito di trasmettere le peculiarità della cultura aziendale e di condividere con i collaboratori obiettivi, modalità di remunerazione e tecniche di misurazione delle performance. (nota del Redattore)
Bruno Ugolini – Bruno Trentin, il precursore
E’ possibile parlare di Bruno Trentin come precursore? L’interrogativo è stato posto nel corso di un seminario svoltosi a Torino a cura dell’Istituto Gramsci e della Cgil. Gli interventi di Enrica Valfrè, Ilaria Romeo, Pietro Marcenaro, Vittorio De Martino, Igor Piotto hanno preso lo spunto dalla presentazione del libro “L’itinerario di Bruno Trentin”, curato da Ilaria Romeo e Sante Cruciani (Ediesse). Io sono stato chiamato a parlare in particolare su un tema caro a Trentin: “L’utopia realistica della trasformazione del lavoro”.
Maurizio Ballistreri – Contratto metalmeccanici: il valore della partecipazione
Nei commenti di Cisl, Uil (meno della Cgil) e in quelli di Confindustria è stata data notevole enfasi ai profili di partecipazione in azienda, per quanto riguarda le relazioni industriali, contenuti nell’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici.
Slow Finance – Per un nuovo mutualismo
La chiamano «gig economy». È un settore produttivo in espansione legato alla fornitura di servizi. Si basa sul comandamento che recita: «Lavora quando servi». Prolifera sulla fine della prestazione d’opera continuativa ed è alimentato da un esercito di lavoratori “in proprio”, la cui attività si riferisce a un tempo saltuario, breve, intermittente.
Francesco Ranghiasci – Che forma ha la collaborazione ?
Provate a rispondere a questa domanda e vi renderete subito conto di avere a che fare con un compito tutt’altro che facile. Un modo di procedere potrebbe essere affidarsi al web, magari provando ad inserire qualche chiave di ricerca nella sezione Immagini di Google (provateci anche voi).
Francesco Seghezzi e Michele Tiraboschi – Lavoro, vera sfida di Industria 4.0
E se il vero Jobs Act si chiamasse Industria 4.0? Non è una provocazione, ma la constatazione di un fatto. Col piano sulla manifattura digitale presentato dal ministro Calenda, sembra infatti prendere corpo l’annuncio con il quale, ormai quasi tre anni fa, Matteo Renzi lanciava la sua versione del piano per il lavoro di Barack Obama (l’American Jobs Act), proponendo ampi investimenti per la modernizzazione del sistema produttivo in linea con la nuova rivoluzione digitale.
Claudio Tognonato – Aperti per fallimento
Quando a novembre del 2001 l’Argentina si dichiarò in default alcune fabbriche erano già state occupate e si cominciava a parlare del “recupero” come una novità nel panorama dell’organizzazione del lavoro. Nel 2005 mi sono recato in Argentina per conoscere da vicino queste esperienze, ho visitato la Brukman, la Chilavert, laGhelco e varie altre. Molti credevamo fosse un fatto transitorio ma il tempo ha dimostrato il contrario. Oggi, anche se quella crisi economica e sociale è stata superata, il fenomeno rimane. Le imprese che adottano questo modello di autogestione continuano a riproporsi, al punto che il loro numero tende, anche se lentamente, a crescere.
UCID – Papa Francesco e il ruolo dell’impresa per la costruzione del bene comune
1. L’impresa è una grande istituzione per la produzione e la distribuzione della ricchezza e un luogo fondamentale per la costruzione del bene comune.
Questa definizione viene mirabilmente espressa da Papa Francesco nel capitolo quarto dell’Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, Evangelii gaudium.
“La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo” (203).