E’ una felicita e una responsabilità, perché vogliamo anche costituire un precedente, soprattutto per i lavoratori di altri laboratori: questo vuol dire che si può recuperare il lavoro”, dice a lavaca il presidente della cooperativa Farmacoop, Bruno Di Mauro, dopo che il Tribunale commerciale 16 della città di Buenos Aires ha concesso un’autorizzazione provvisoria affinché le lavoratrici e i lavoratori dell’ex laboratorio Roux Ocefa continuino con l’utilizzo delle due installazioni occupate in forma pacifica dall’ottobre dell’anno scorso.
La decisione del giudice commerciale Sebastián Sánchez Cannavó é stata resa pubblica il 30 aprile: in essa si riconosce che la Legge dei Fallimenti incentiva le cooperative per la continuazione dell’attività d’impresa, sottolineando che “la conservazione della fonte di lavoro é una delle cause su cui può fondarsi la continuazione”. La sentenza contrappone con argomenti a favore dei lavoratori e lavoratrici la risoluzione della cura fallimentare, che aveva rifiutato il piano di lavoro progettato dalla cooperativa. “É stata una grande allegria”, sottolinea Di Mauro. “È arrivata di sorpresa, ma in un modo spettacolare. Serve per dare ossigeno alla lotta, perché non é facile da sostenere”.
Roux Ocefa é un laboratorio fondato da Julián Augusto Roux nel 1935. Si é posizionata come compagnia farmaceutica d’eccellenza che fabbricava e commercializzava più di 100 prodotti con una pianta stabile di 500 lavoratori e lavoratrici. Aveva otto succursali regionali e una Fondazione per accompagnare e dare un contributo alla comunità medica con ricerca, insegnamento e divulgazione scientifica. Nel 2016 l’impresa é entrata in una fase critica, con debiti, sospensioni dell’attività, licenziamenti e un passivo di 50 milioni di dollari. I lavoratori hanno resistito e proposto la formazione di una cooperativa, ma il sindacato ha proposto un compratore, che ha preso in carico il laboratorio.
La gestione é fallita ed é apparso un nuovo compratore, che ha acutizzato la crisi. Da allora i lavoratori hanno chiesto al giudice Sánchez Cannavó che venisse loro assicurata la continuità. Bruno: “Quelle che più hanno dato il loro appoggio in questa situazione sono state le compagne più grandi, quelle che più hanno sostenuto la lotta. Sono state loro ad aver appoggiato tutto questo, quelle di più di 45 o 50 anni, che non trovavano lavoro da nessuna parte. Loro, con le loro famiglie e nipoti, sono state le più agguerrite.”
Oggi sono il primo laboratorio recuperato del mondo.
Abitare un laboratorio
Nella sua sentenza il giudice Sánchez Cannavó giudica verosimile il racconto della cooperativa e ricorda che nel 2017 erano state denunciate persecuzioni “a chi si era sollevato in difesa dei diritti dei lavoratori”.Sostiene anche che la decisione del curatore falimentare (rigettare il piano di lavoro perché la cooperativa non ha il numero di operai sufficiente) é insufficiente perché si considera che, senza tale autorizzazione, “la cooperativa difficilmente può affrontare le gestioni necessarie richieste” dalla Amministrazione Nazionale dei Medicinali, Alimenti e Tecnologia Medica (ANMAT), né rispondere ai reclami che potrebbero venirle posti.
La sentenza notifica al Ministero dello Sviluppo Sociale e alla Segreteria del Lavoro che “venga data assistenza” alla cooperativa e sottolinea: “si tratta, al contrario, di dare preminenza a una soluzione di continuità che mira alla conservazione delle fonti di lavoro”.
L’autorizzazione provvisoria é per un periodo di 90 giorni. In tale periodo, il giudice stipula che la cooperativa deve terminare le pratiche pendenti con la ANMAT, tra le altre cose. Di Mauro: “La ANMAT deve mettere il laboratorio in condizioni di produrre. Stiamo lavorando per questo, stiamo facendo i lavori che devono essere fatti, oltre al lavoro burocratico. Nel frattempo, continuano ad aggiungersi compagni. E continuiamo a potenziare le installazioni. Abbiamo lanciato una scuola superiore con la Cooperativa di Educatori e Ricercatori Popolari Storica (CEIP-H, la stessa di un’altra recuperata, IMPA) per adulti, con titoli ufficiali. In questa prima fase, é destinato ai compagni che non hanno potuto terminare le superiori”.
Stanno anche creando un centro culturale. “I compagni lo hanno battezzato L’Esploratore Culturale. Gli stiamo già dando vita. Anche le compagne del Movimento Nazionale delle Imprese Recuperate (MNER) stanno creando un centro antiviolenza. Perché? Perché non vogliamo dedicarci solo alla parte produttiva, ma anche a creare e abitare spazi.
Cosa significa essere il primo laboratorio recuperato del mondo? “É una gioia e una responsabilità perché vogliamo anche costituire un precedente, soprattutto per i lavoratori di altri laboratori. Ma prima dobbiamo fare sì che si facciano bene le cose, e questa é anche una responsabilità verso il popolo argentino, che sta vivendo un periodo difficile in tutti i sensi. Più del 42% della forza lavoro del paese é paralizzata, con molta gente per la strada.É un grande sforzo, ma stiamo dimostrando una cosa: che con impegno e costanza si possono recuperare i posti di lavoro.”