Inaugura il 27 novembre, e rimane aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2018, la mostra fotografica “Bella impresa! Storie di lavoro e ordinario coraggio” presso il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna.
La crisi economica e produttiva di questi ultimi anni ha colpito duramente anche le regioni del nord più industrializzato, con tassi di disoccupazione che non si vedevano dal primo dopoguerra. Il tessuto industriale, salvo poche e pregiate realtà, è stato fortemente danneggiato. Eppure, nel mezzo di una crisi senza precedenti per durata e per entità, i lavoratori ancora una volta si mostrano non immemori di una storia che li ha plasmati, nell’idea che dal peggio può sempre nascere qualcosa di buono e di nuovo. Una ricerca di vie nuove di crescita che comportassero, accanto alla capacità produttiva e di competizione economica, anche una reale inclusione, garanzia di quella mobilità sociale di cui qualsiasi società democratica ha bisogno per non isterilirsi.
La cooperazione, anche in un passato più lontano, fu lo strumento più idoneo a sostenere un modello di sviluppo capace di coniugare crescita economica ed equità sociale, grazie anche a un protagonismo positivo delle istituzioni locali, che allora promossero una grande partecipazione democratica intorno al tema della costruzione dei servizi e delle infrastrutture. Allora si trattò di costruire; ora si è trattato di salvare quello che stava morendo o di inventarsi un lavoro nuovo dalle ceneri del vecchio diventato obsoleto.
La distribuzione geografica in Italia del fenomeno dei workers buyout – lavoratori dipendenti che rilevano la proprietà di aziende in crisi per salvaguardarne e rilanciarne la continuità produttiva attraverso un assetto gestionale cooperativo – è particolarmente rilevante nel centro-nord Italia. Non mancano tuttavia esempi significativi, illustrati nella mostra e nel volume che la accompagna, in altre regioni, come nel Lazio, in Campania, in Sardegna e in Sicilia, regione dove la perdita e la riconquista del lavoro si intrecciano a storie di criminalità organizzata.
L’esposizione, dunque, si propone di narrare le storie di lavoratori che si sono rimboccati le maniche, che hanno difeso la loro azienda fino a farsene carico definitivamente, impegnandosi a proseguire nelle responsabilità che altri abbandonavano. Si è cercato di farlo attraverso una ricerca fotografica sull’intero territorio nazionale e la raccolta della memoria di quanto costruito attraverso i casi di 40 società cooperative, di cui sono state ritratte le maestranze al lavoro. Un progetto fotografico che mette al centro i lavoratori e le lavoratrici di aziende di cui ora sono anche titolari, la loro storia, la storia dei loro sforzi per sostenere un impegno imprenditoriale consapevole, la loro visione della società.
La mostra è accompagnata da un progetto editoriale, pubblicato a cura di Associazione TerzoTropico e Associazione Paolo Pedrelli/Archivio Storico C.d.L.M di Bologna, in cui è riprodotta l’intera ricognizione fotografica condotta da Ivano Adversi, comprensiva delle immagini selezionate in mostra. Il volume, corredato da testi di Pierluigi Stefanini, Susanna Camusso, Maurizio De Santis, Banca Etica, Elisabetta Perazzo, Cristina Berselli e schede che sintetizzano le interviste effettuate con i soci lavoratori di ogni società cooperativa, sarà disponibile per l’acquisto il giorno dell’inaugurazione.
L’iniziativa si svolge in una cornice espositiva appropriata grazie alla collaborazione con l’Istituzione Bologna Musei | Museo del Patrimonio Industriale, la cui collezione permanente documenta, visualizza e divulga la storia economico-produttiva della città e del suo territorio dall’Età Moderna a quella Contemporanea.
Il progetto è realizzato inoltre grazie al contributo di Gruppo Unipol, Assicoop Bologna Metropolitana, Banca Etica.
(www.bolognatoday, 22.11.2017)