Quest’ultime sono state piuttosto fredde sull’argomento, tanto che non si è riusciti finora ad andare oltre il protocollo del 2018 in cui Confindustria e i sindacati confederali ponevano come obiettivo la creazione di un sistema di «relazioni più efficace e partecipativo». Ancora nel settembre scorso, nel volume «Il coraggio del futuro» presentato nell’ultima assemblea di Confindustria come programma per i prossimi 30 anni non si andava oltre la valorizzazione delle relazioni industriali e dei premi di risultato. Un deficit progettuale che caratterizza pure la Cgil e buona parte della sinistra.
Al contrario, la partecipazione è uno dei tratti costitutivi della Cisl. E il neosegretario Luigi Sbarra è l’unico a cogliere al volo l’assist del discorso di Letta e rilanciare nel concreto. «Cominciamo subito con l’azionariato delle aziende a partecipazione pubblica quotate come Enel, Eni e Leonardo. Ma anche Ilva e Alitalia, per le quali dobbiamo trovare nuove soluzioni. E ancora in prospettiva le Poste – ragiona Sbarra –. Il modello ideale è quello tedesco della Mitbestimmung con i rappresentanti dei lavoratori che siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese, svolgendo una funzione non solo di controllo ma di co-decisione riguardo alle scelte strategiche del management». Per la Cisl questo è finalmente il momento di agire – sfruttando anche le opportunità offerte dal Recovery Fund – non solo attraverso migliori relazioni industriali, ma con «una legge che favorisca fiscalmente la partecipazione azionaria dei lavoratori in forma collettiva e sostenga con sgravi i fondi contrattuali». Finora, 10 anni di tentativi legislativi al riguardo sono però andati a vuoto.
(Avvenire)