Siglato nei giorni scorsi un accordo tra Eni e sindacati confederali dei chimici sulla redistribuzione di una quota degli utili ai lavoratori.
L’intesa è di quelle da incorniciare, grazie soprattutto alle rodate relazioni industriali che hanno permesso a lavoratrici e lavoratori di ottenere un bonus da tremila euro nella busta paga di novembre oltre alla riconferma del bonus bollette luce e gas da 70 euro annui, un bonus benzina o ricarica elettrica da 200 euro e l’incremento dei buoni pasto da 5,5 a 8 euro anche per le giornate di smart working. Valori che sommati raggiungono quota 85 milioni di euro redistribuiti dall’Eni a ventimila dipendenti.
Nonostante l’intesa unitaria, l’accordo si è prestato a letture molto diverse da parte dei leader sindacali seduti al tavolo dell’accordo. Per il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, la redistribuzione di una quota degli utili a sostegno dei salari dei lavoratori è un’iniziativa nel solco della “partecipazione” e della proposta di legge del sindacato di via Po e che mira a un posto nei consigli di amministrazione delle aziende destinato ai lavoratori.
Una visione che trova in totale disaccordo il segretario generale della Filctem Cgil. Sulle colonne del Diario del lavoro, Marco Falcinelli giudica strumentali le dichiarazioni di Sbarra: “Noi siamo per il modello tedesco – afferma Falcinelli – un modello duale, con un Consiglio di sorveglianza che veda la presenza dei lavoratori e un Consiglio di amministrazione con compiti ben distinti. La Cisl – sottolinea – pensa invece alla rappresentanza dei lavoratori nel Cda, una pratica che comprenderebbe la condivisione del rischio di impresa. Siamo d’accordo – aggiunge Falcinelli – che anche in Italia ci sia un riconoscimento del ruolo dei sindacati nel ‘controllo’ aziendale: ma il rischio di impresa deve restare all’impresa”.
Per il leader dei chimici della Cgil: “La Cisl sembra voler escludere il conflitto dal suo orizzonte: sia per quanto riguarda i rapporti col governo che con le controparti. Sedere nei Cda implica rinunciare al conflitto, così come decidere di non voler scioperare contro la manovra. Noi – precisa Falcinelli – crediamo sia necessario negoziare sempre e restare al tavolo fino all’ultimo. Ma se poi non si trova un accordo – conclude – è necessario accettare che vi sia lo scontro, e dunque lo sciopero deve essere un’arma sempre a disposizione del sindacato”.