Mentre si attendono i veri numeri sugli iscritti, si intensifica la spinta per il ridimensionamento delle intese di categoria in favore di quelle per singola impresa, la chiave per il recupero della competitività. Ma la CGIL continua a opporsi.
(…) Il governo ha scelto di nin invadere il terreno di gioco delle parti sociali.
(…) Ha congelato il decreto del Jobs Act che prevedeva l’introduzione in via sperimentale del salario minimo legale nei settori non coperti dalla contrattazione.
(…) D’altra parte il compito del salario minimo (l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non averlo) è stato svolto finora, per condivisa giurisprudenza, proprio dai minimi contrattuali introdotti dagli accordi firmati dai sindacati. Che ora hanno a disposizione alcuni mesi (sostanzialmente il periodo estivo) per contribuire a definire una proposta sul salario minimo (scegliendo il modello duale come in Germania in cui il salario minimo convive con i contratti nazionali) e per concordare con le controparti imprenditoriali un nuovo schema di contrattazione nel quale si applicheranno le regole della rappresentanza (…)
(R. Mania, La Repubblica, 15.06.2015)