È stata raggiunta oggi (26 novembre) l’intesa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. La firma di tutte le parti in causa – Federmeccanica/Assistal, Fim, Fiom e Uilm – mette fine a una lunga fase di accordi separati. La delegazione della Fiom dà “un giudizio positivo sull’intesa raggiunta, che non presenta alcun tipo di scambio improprio, allarga diritti, va oltre l’inflazione nel suo costo complessivo, struttura il percorso democratico nel contratto nazionale, richiesta da sempre centrale per la nostra organizzazione”.
“Abbiamo ritrovato l’unità”, ha sottolineato il segretario generale della Fiom Maurizio Landini secondo cui “arriva un segnale importante in questo momento: di fronte alla crisi bisogna unire esigenze e bisogni”. Per il leader dei metalmeccanici della Cgil, l’aspetto rilevante è poi che “il contratto è per tutti”. “Tutela del potere d’acquisto, sanità, formazione – ha aggiunto – saranno per tutti i lavoratori”. Landini ha quindi fatto notare che con l’intesa “si estende e si qualifica la contrattazione aziendale mantenendo il contratto nazionale”.
Come di consueto, per quanto riguarda la Fiom l’ipotesi di accordo sarà sottoposta al vaglio del Comitato centrale che riunisce il 27 novembre. Successivamente, l’accordo verrà illustrato nelle assemblee nei luoghi di lavoro e infine sottoposto al referendum vincolante di tutti i lavoratori interessati attraverso un percorso per la prima volta sottoscritto anche da Federmeccanica.
“Questo è il primo atto – affermano ancora le tute blu Cgil – che porterà, nei tempi previsti per la stesura del testo contrattuale, alla definizione delle regole democratiche e delle altre parti demandate dal Testo unico sulla rappresentanza alla contrattazione di categoria. Inoltre, nel nuovo regolamento per le Rsu viene riconosciuto il diritto ai lavoratori a votare sugli accordi aziendali, anche su richiesta di una sola organizzazione sindacale o del 30% dei lavoratori, cosa da sempre nella storia della Fiom ma mai fino ad ora diritto esigibile”.
Il contratto in sintesi
Si introduce una nuova normativa sulla formazione continua come diritto individuale, con 24 ore e 300 euro per ogni lavoratore nel triennio contrattuale; il rafforzamento del ruolo delle Rsu nella contrattazione dell’orario flessibile; l’avvio della sperimentazione per un nuovo sistema di inquadramento; la sanità integrativa al sistema pubblico, con 156 euro annui a totale carico delle aziende, allargata ai lavoratori a tempo determinato, in mobilità e ai familiari; un innalzamento del contributo per la previdenza integrativa a carico dell’azienda.
È stata stabilita l’introduzione, anche nel ccnl, di una quota di aumenti defiscalizzati attraverso il welfare, come elemento aggiuntivo alla difesa del potere d’acquisto per un totale di 450 euro nel triennio; nonché una struttura sperimentale sul salario con la rivalutazione annua dei minimi – con erogazione dal mese di giugno – sulla base dell’inflazione reale, mentre il salario derivante dalla contrattazione aziendale futura e da elementi individuali assume carattere di variabilità piena, diventando nelle parti fisse assorbibile dagli aumenti nazionali sui minimi, tranne che per gli elementi collegati alla prestazione (turni, indennità, straordinario ecc.) o se dichiarato espressamente “non assorbibile”.
Il totale di tutto questo porta a un aumento salariale nel triennio prevedibile, derivante dall’inflazione, pari a 51,7 euro mensili, al quale vanno aggiunti 7,69 euro di aumento sulla previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85 euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua; L’una tantum di 80 euro sarà erogata a marzo 2017.
(M. Minnucci, www.rassegna.it, 26.11.2016)