“L’Istat rende nota oggi la disastrosa produttività del lavoro. Siamo gli ultimi in Europa e così si è creato un solco profondo tra noi e gli altri. Siamo d’altronde il Paese in cui i salari sono bassi ed egualitari nel nome delle vecchie ideologie”. Lo scrive Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, nel blog dell’Associazione amici di Marco Biagi commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.
Solo differenziando i redditi da lavoro e collegandoli ai risultati dell’impresa, rileva Sacconi, “potremo incrementare la produttività e la massa salariale. Ancora oggi si discute sull’aumento generalizzato dei salari in relazione ad un’inflazione che non c’è invece di dare potere d’acquisto attraverso le prestazioni di welfare e di generalizzare gli incrementi nelle sedi aziendali. Quale lavoratore può essere indotto a fare di più se il suo salario sarà comunque uguale a quello del peggiore scansafatiche o se il premio sarà falcidiato dall’aliquota marginale”.
La stessa legge di stabilità, aggiunge Sacconi, “deve detassare il reddito di produttività ben oltre i 3/4 mila euro ipotizzati per tornare almeno ai 6 mila del 2011. Allo stato la soluzione è troppo modesta per essere incentivante per cui la produttività del lavoro non appare essere una scelta prioritaria”.
(www.ilfoglio.it, 02.11.2016)