Il Colorificio San Marco di Marcon , condivide il successo della crescita di fatturato con i propri dipendenti, distribuendo un premio di produzione di ben 2mila euro procapite, facendolo lievitare del 77% rispetto ai 1.200 euro distribuiti nel precedente anno. Un importante segno di riconoscimento per le persone che contribuiscono al successo dell’azienda e che induce all’ottimismo per la lenta ripresa economica del Paese. Il Colorificio San Marco è uno dei maggiori produttori di pitture, smalti,vernici, sistemi per la ristrutturazione di edifici storici e tanto altro. Una delle leve del successo di questo glorioso brand e proprio da imputare all’attenzione verso i propri collaboratori, i quali partecipano con impegno, entusiasmo e professionalità alla mission dell’azienda veneziana.
“Vogliamo contribuire a rendere migliore l’equilibrio tra lavoro e vita privata dei nostri dipendenti— rileva Mariluce Geremia, vicepresidente del gruppo San Marco — coinvolgendoli, ascoltandoli e motivandoli perché possano essere orgogliosi dei risultati raggiunti. In azienda stiamo già lavorando con i sindacati per il prossimo rinnovo quadriennale cercando di sviluppare proposte innovative come, ad esempio, la conversione delle ore di flessibilità nella gratuità della mensa o della palestra”.
Secondo Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto, “il welfare aziendale e quello territoriale sono destinati a crescere rapidamente nei prossimi anni sia nella quantità di aziende e lavoratori dipendenti coinvolti che per qualità e consistenza economica delle prestazioni essenzialmente per due fattori. Il primo è la consistenza degli incentivi che il governo ha messo a disposizione sia delle aziende che dei lavoratori nel caso che esso sia regolato da accordi sindacali sul premio di risultato, con un’aliquota Irpef agevolata fissa al 10% se corrisposto in denaro oppure del tutto annullata se trasformato in equivalenti prestazioni di welfare, caso, quest’ultimo, che permette alle aziende di scaricare dal bilancio tutte le spese sostenute a questo titolo”. Il secondo incentivo alla diffusione della contrattazione di secondo livello è, per il segretario della Cisl, “la sempre maggiore sensibilità dei lavoratori verso la mutualità, generata sostanzialmente dalla riduzione del campo di protezione, rispetto alle esigenze attuali, del welfare pubblico”. Naturalmente c’è anche un rovescio della medaglia: se il salario viene erogato in welfare non ha effetti previdenziali e quindi la scelta non potrà non riflettersi sul calcolo finale dell’assegno di pensione.
E’ auspicabile che tali iniziative siano emulate da tante altre aziende su tutto il territorio nazionale, in quanto è scontato che darebbero un notevole imput alla crescita dei consumi e conseguentemente alla faticosa ripresa economica, che in Italia è ormai in stallo da quasi un decennio.
(V. Giardino, www.osservatoreitalia.it, 01.08.2016)