(…)“Siamo d’accordo con questo provvedimento – commenta Michela Spera, segretaria nazionale Fiom Cgil – Ma la platea dei beneficiari è limitata ai lavoratori delle aziende che fanno contrattazione aziendale. Restano esclusi i dipendenti più deboli, che ne avrebbero più bisogno: si tratta del personale che lavora nelle imprese piccole e medie, nelle aziende in crisi o in quelle dove il sindacato è meno presente”.
(…)“Di questa detassazione beneficerà solo una parte ristretta dei lavoratori – sottolinea Spera – Questa possibilità dovrebbe essere estesa a tutti, anche alle aziende che non esercitano la contrattazione aziendale”. Ma come fare nel concreto? “Da anni chiediamo che il governo scelga di detassare anche gli aumenti nel contratto nazionale di lavoro, in modo che possano goderne tutti i lavoratori. Ma l’esecutivo insiste a restringere il provvedimento ai premi di risultato”. Secondo i dati Istat, in effetti, in Italia solo il 21% delle imprese adotta la contrattazione di secondo livello. Di conseguenza, quasi otto aziende su dieci, allo stato attuale, non dovrebbero beneficiare della detassazione. Ma la mossa del governo si muove proprio nel senso di imprimere una spinta alla contrattazione decentrata.
Il premier Matteo Renzi non ne ha mai fatto mistero e ha sempre sollecitato sindacati e Confindustria a trovare un accordo per riformare la contrattazione: in caso di mancata intesa, il governo è pronto a intervenire, introducendo un salario minimo legale e imponendo una stretta sulla rappresentatività sindacale.
(S. De Agostini, www.ilfattoquotidiano.it, 31.03.2016)