E’ stato un nuovo anno record per l’azionariato dei dipendenti in Europa, con quasi 400 miliardi (pari al 3,11%) di capitalizzazione posseduta dai dipendenti nelle loro società.
Sempre più società europee disegnano piani di azionariato riservati ai dipendenti: nel 2018 l’87,3% delle grandi aziende europee hanno offerto piani di azionariato, il 52,3% di tipo generalizzato, diretto a tutti i dipendenti. Il 33,4% ha lanciato o reiterato piani di azionariato, un dato che ogni anno aumenta.
Anche il numero dei dipendenti azionisti è di nuovo in crescita, e raggiunge 7,5 milioni nelle grandi società. Se aggiungiamo le piccole e medie imprese, circa un milione, il dato totale arriva a 8,5 milioni. E’ ancora necessario invertire la tendenza alla riduzione nel tasso di democratizzazione.
In coincidenza con la crisi finanziaria ed economica alcuni Stati europei come la Gran Bretagna hanno scelto di potenziare l’incentivazione fiscale, con la promozione dell’azionariato dei dipendenti e del risparmio di lungo periodo come investimento per il futuro. Altri stati (fra cui la Francia) hanno invece scelto di ridurre l’impegno statale, riducendo la spesa pubblica e sacrificando le incentivazioni per l’azionariato dei dipendenti e per il risparmio di lungo periodo, al fine di sostenere i consumi privati.
La conseguenza è stata una forte riduzione nel tasso di democratizzazione (il rapporto fra dipendenti azionisti e totale dipendenti) nell’Europa continentale, dove questo rapporto è sceso del 20%, mentre in Gran Bretagna saliva del 25%.
Questa fase negative è durata dal 2009 al 2013, ma ora le decisioni politiche sono tornate positive. Il tasso di democratizzazione in Francia è tornato al 38%, dimostrando l’elevata elasticità dell’azionariato dei dipendenti agli incentivi fiscali.
Restano ancora importanti Stati dove prevalgono scenari negativi, come la Germania, dove le politiche da sempre restrittive ci restituiscono una democratizzazione addirittura inferiore al 13%.